INDICE ED INIZIO ARGOMENTO "VITTIME DI REATI"

 

PRESENTAZIONE

 

L’avvocato Maurizio de Stefano, segretario della Consulta per la Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo, conclude la sua relazione sulle disfunzioni della giustizia italiana, denunciate nel 2005 dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, con queste parole:

‘La “reciproca diffidenza esistente tra l’ordine giudiziario e il mondo politico” di cui parla il Rapporto, a nostro sommesso avviso deve essere completata con la nostra palese dichiarazione che il mondo politico ha paura di una giustizia efficiente perché in tale evenienza i delinquenti sarebbero effettivamente condannati ed i debitori dovrebbero coattivamente assolvere ai loro debiti.

In un paese che a maggioranza elegge i suoi rappresentanti in Parlamento, vuol dire che la maggioranza del popolo italiano ha interesse all’impunità dei reati ed al mancato assolvimento delle obbligazioni.

Ma lo stato di diritto deve proteggere anche la minoranza di coloro che sono vittime di questo sistema.’.

 

La conclusione di questo ragionamento non è completamente corretta, perché non è vero che il popolo italiano ha interesse all’impunità dei reati, perché esso reclama continuamente Giustizia che, però, nessuno degli attuali due possibili schieramenti politici gli assicura, forse perché, come afferma l’avvocato de Stefano, hanno paura di una Giustizia efficiente.

Però è corretto affermare che lo Stato deve, almeno, proteggere, ed anche aiutare, le vittime, soprattutto se di reati violenti.

Invece non solo lo Stato italiano non le protegge, ma sembra infierire ulteriormente su di loro, in barba alle numerose risoluzioni, raccomandazioni, decisioni e direttive dell’ONU e dell’UE.

 

In particolare il 24.11.1983 il Consiglio d’Europa ha concluso una Convenzione sul risarcimento alle vittime di reati violenti, alla quale lo Stato italiano non ha mai aderito.

In seguito, in applicazione del trattato di Amsterdam (2.10.1997), che prevede di “agevolare la libera circolazione delle persone, garantendo nel contempo la sicurezza dei loro popoli, con l’istituzione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia”, il Consiglio d’Europa ha emanato numerosi atti, tra i quali i due che seguono.

Il 15.3.2001 ha emanato una decisione quadro relativa alla posizione della vittima nel procedimento penale, precisando una serie di norme a favore delle vittime di reati violenti, che gli stati aderenti avrebbero dovuto recepire in gran parte entro il 22.3.2002. Ma lo Stato italiano non è ancora in regola.

Il 29.4.2004 ha emanato una direttiva che impegna gli stati aderenti ad adottare delle leggi atte ad indennizzare le vittime di reati violenti, entro l’1.7.2005. Ma a tutt’oggi lo Stato italiano non ha adottato dette leggi, come stabilito anche dalla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 29 novembre 2007.

 

A titolo di esempio, ecco alcuni passi della risposta della Germania.

Non sono necessarie misure legislative per implementare la direttiva in Germania. La legge per il risarcimento delle vittime della criminalità, che è entrata in vigore nel 1976, prevede già tutto quanto richiesto.

Dal 1960 in tutto il mondo le vittime della criminalità erano largamente abbandonate al loro destino. All’alba dell’era moderna l’umanesimo e l’illuminismo avevano fatto crescere l’interesse sociale verso i delinquenti e il loro reinserimento nella società. Invece l’aiuto alle vittime era rimasto sullo sfondo.

Una comunità che prende seriamente i principi costituzionali dello stato sociale, come regola di legge, non può rimanere indifferente alle vittime, specialmente dei reati violenti. E non è sufficiente riferirsi alle condizioni delle leggi civili per i risarcimenti. La percentuale di individuazione dei colpevoli di reati violenti è molto elevata ma, spesso, il delinquente non è in una situazione finanziaria tale da risarcire i danni.

La legge per il risarcimento alle vittime di reati violenti è stata approvata all’unanimità e rappresenta un passo significativo in avanti nella legge e nella politica sociale.

 

 

In Italia la vittima di reati violenti è in una situazione forse peggiore rispetto a tutti gli altri stati europei, in quanto:

- non ha diritto ad un processo pubblico ed equo, così come previsto dalla risoluzione del Parlamento Europeo sul Libro Verde e dalla Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, nel caso in cui l’autore del reato scelga di essere processato in base al giudizio abbreviato;

- non ha diritto di informare e di essere informata, e di comprendere e di essere compresa, così come previsto dal comma 1 dell’articolo 3 e dal punto 8 delle considerazioni iniziali, della Decisione Quadro 2001/220/GAI del 15.3.2001;

- non ha praticamente diritto al rimborso delle spese sostenute in relazione al procedimento penale, così come previsto dall’articolo 7 della Decisione Quadro;

- non ha praticamente diritto ad un risarcimento nell’ambito del procedimento penale, così come previsto dall’articolo 9 della Decisione Quadro;

- non ha diritto a che le sia prestata particolare attenzione onde evitare una sua vittimizzazione secondaria, così come previsto in diversi punti della Decisione Quadro;

- non ha diritto ad un indennizzo equo ed adeguato da parte dello Stato, così come previsto dal comma 2 dell’articolo 12 della Direttiva 2004/80/UE del 29/4/2004 (come sopra riportato, per questa inadempienza la Corte di Giustizia europea ha già condannato lo Stato italiano, che tanto continua ugualmente a non provvedere ad indennizzare le vittime).

 

P.S.

E' dal 2006 che l'autore di questo sito cerca di sensibilizzare il maggior numero possibile di politici, tra gli altri tutti i parlamentari ed i consiglieri regionali del Veneto, raggiungibili via e-mail, naturalmente compresi quelli della Lega Nord - Liga Veneta, che lo hanno molto, molto, molto, molto, .... deluso.
Finora ha ricevuto soltanto due risposte, una da Di Pietro nel novembre 2006 e un'altra da Gianni Letta nel settembre 2008, il quale ha auspicato di dargli presto notizie positive. Per ora, nel febbraio 2009, è stato promulgato un decreto legge sulla sicurezza, che prevede il patrocinio gratuito per le donne stuprate, come previsto dall'articolo 7 della Decisione Quadro UE del 2001.

Comunque non sarebbe auspicabile che, almeno, alle vittime di reati violenti venga dato al più presto il diritto di "comprendere" le sentenze dei Magistrati, anche se già passate in giudicato?
Sarebbe giusto che loro "subiscano" certe sentenze senza ottenere delle giustificazioni sul loro contenuto?
Sarebbe giusto che se inviano delle istanze ai magistrati per chiedere dei chiarimenti sui loro atti, esse rimangano senza risposta?
Sarebbe giusto che se esprimono delle critiche sul comportamento dei magistrati, possano essere querelate e rischino di pagare molte decine di migliaia di euro di risarcimento, com'è accaduto a Teresa Cordopatri?
La Decisione Quadro del 15.3.2001 non è molto chiara su questo punto?

E infine, esiste un'altro paese al mondo in cui le vittime di reati violenti vengono trattate, nei fatti (e quindi non nelle parole), come in Italia?

 

In conclusione sarebbe auspicabile che le vittime di reati violenti si riuniscano in un'associazione per difendersi dalla magistratura, dalla stampa e dall'indifferenza dei politici.

 

Infine non si può non far rilevare l'assenza della Chiesa Cattolica su questo problema, Chiesa che però è molto disponibile ad aiutare gli autori dei reati a "redimersi".