HOME PAGE - VERSO LA VERITA’ SUL FUNZIONAMENTO DELL'UNIVERSO
1. PREMESSA
Nella relazione dal titolo “Ogni località dello spazio è un sistema di riferimento privilegiato”, ho dimostrato una teoria realistica sui fenomeni spiegati dalla Relatività Ristretta (RR).
Qui di seguito, invece, espongo alcune mie ipotesi, sempre realistiche, sui fenomeni spiegati dalla Relatività Generale (RG), che però non ho dimostrato ma solo sostenuto, con lo scopo di contribuire, nel mio piccolo, a procedere verso la verità sul funzionamento dell’Universo che, a mio parere, non può essere che realistica.
Desidero precisare che le affermazioni
che qui attribuisco alla Comunità Scientifica (CS), le ho ricavate da libri di fisica
divulgativi, per cui potrebbero non essere precise e/o corrette.
In molti casi userò il presente
anziché il condizionale, non per esprimere certezze, ma solo per semplicità di
esposizione.
2. UNIVERSO DI QUANTI DI SPAZIO
2.1 UNIVERSO IN ESPANSIONE
Ho ipotizzato che l’Universo sia come
un’immensa sfera che da diversi miliardi di anni si sta espandendo, e che sia
composto esclusivamente da innumerevoli piccolissime particelle indivisibili di
una uguale quantità di spazio, che d’ora in poi denominerò come "quanti di spazio",
in grado di comprimersi ed espandersi.
Tra i quanti di spazio non esiste alcun vuoto per cui, per esempio, se uno di
essi si comprime e quindi riduce il proprio volume, i quanti adiacenti si
espandono perché “tirati” dai suoi confini.
La velocità di espansione dello spazio, tende ad essere la stessa in tutte le località dell’Universo, per cui ogni
località si allontana da ogni altra località con una velocità che tende a dipendere dalla
distanza: più sono lontane e più velocemente si allontanano tra di loro.
Quindi ogni località può considerarsi come un centro dell’Universo, dal quale
tutte le altre località si allontanano con una velocità che tende a dipendere dalla loro
distanza.
Ho scritto che la velocità di espansione dello spazio, "tende" ad essere la
stessa e, quindi, non è esattamente la stessa, in quanto, come spiegherò più avanti, l'espansione
dello spazio, seppur in una misura non rilevante, viene influenzata anche dalla
materia, che non è distribuita in modo esattamente uniforme in tutto l'Universo.
2.2 GRAVITA’
Ho ipotizzato che le particelle
elementari del cosiddetto modello standard della fisica quantistica, siano dei
fenomeni fisici con quanti di spazio che si comprimono e si espandono, e che,
pertanto, un oggetto materiale sia costituito da insiemi “dinamici” di quanti di
spazio mediamente compressi.
Così i quanti ad esso limitrofi, a causa del tiraggio dei quanti compressi
nell’oggetto, si espandono notevolmente. Ma poi si ricomprimono parzialmente
tirando i quanti ad essi limitrofi (che sono meno espansi per non aver subito il
tiraggio dei quanti compressi dell’oggetto). Poi questi ultimi si ricomprimono
parzialmente a loro volta, tirando i quanti ad essi limitrofi. E così via fino
ai quanti sempre più lontani dall’oggetto.
In questo modo ogni quanto di spazio dell’Universo si trova ad avere una
determinata espansione, in funzione dei tiraggi dei quanti adiacenti, a loro
volta tirati da altri quanti ad essi adiacenti, e così via. Quindi l’espansione
di ogni quanto di spazio, viene influenzata dai tiraggi dei quanti compressi
relativi a tutta la materia dell’Universo.
Anche l’espansione dell’Universo influisce sull’espansione dei quanti, ma in
modo uniforme, per cui non potrebbe/dovrebbe influire sulla forza di gravità.
Il tutto giustifica la gravità in una modalità diversa da quella della RG.
La materia non incurva lo spazio-tempo, ma espande i quanti di spazio, ed un
oggetto non è guidato dalla curvatura dello spazio-tempo, ma dalla espansione
dei quanti di spazio.
In pratica l’oggetto tende ad andare verso le località dove i quanti di spazio
sono più espansi, e quindi vi sono meno quanti di spazio rispetto alle altre
località.
Ho immaginato anche una spiegazione
"di fantasia", ma realisticamente possibile, sul perché un oggetto tenda ad
andare verso dove lo spazio è più espanso, ma ho preferito non inserirla in
questa relazione, in quanto troppo poco scientifica. Però l’ho esposta in una
pagina web apposita (paragrafo 1).
2.3 VELOCITA' DELLA LUCE VARIABILE, IN FUNZIONE DELLA DENSITA’ DELLO SPAZIO
E' stato rilevato sperimentalmente che
(1) la gravità influenza lo scorrere del tempo e la frequenza ondulatoria dei
fotoni.
Ma, per la presente ipotesi, (2) la gravità è dovuta alla densità dello spazio.
Di conseguenza, in base alla presente ipotesi, posso affermare che (3) la
densità dello spazio influenza lo scorrere del tempo (più lo spazio è espanso e
più gli orologi rallentano) e la frequenza ondulatoria dei fotoni.
Ma poiché risulta anche che (4) la velocità della luce è sempre la stessa in
qualunque località la si misuri e, quindi, per qualunque velocità dello scorrere
del tempo, ne consegue che (5) anche la velocità della luce si adegua
all’espansione dello spazio e cioè che la luce va più o meno velocemente in
funzione della più o meno elevata espansione dello spazio.
Ed è per questo motivo che quando i fotoni passano da una località dove lo
spazio è meno denso ad un'altra dove lo spazio è più denso, aumentano la loro
velocità e, di conseguenza, riducono la loro frequenza ondulatoria (misurata da
un orologio posto dove lo spazio è più denso), dando origine al fenomeno che la
RG considera come redshift gravitazionale.
Quindi nel passato, (6) quando l’Universo era molto meno espanso, la luce
dovrebbe aver avuto una velocità molto superiore a quella attuale, anche se
ipotetici orologi di allora l'avrebbero misurata sempre a 300.000 km/s (perché
avrebbero misurato il tempo più velocemente, appunto perché i quanti di spazio
erano meno espansi – vedi (3)).
In altre parole, man mano che l’Universo si è espanso, la luce ha ridotto la sua
velocità, ma anche ipotetici orologi avrebbero rallentato, facendo così misurare
la velocità della luce sempre a 300.000 km/s.
Ma se con la riduzione della frequenza ondulatoria dei fotoni, avviene anche un
adeguato rallentamento del tempo, ne consegue che non viene misurata alcuna
riduzione di frequenza.
Il che contrasta con quanto sostenuto dalla CS in merito alla
giustificazione del redshift cosmologico, in quanto qui l'espansione dello
spazio non fa misurare alcuna riduzione della frequenza delle onde dei fotoni e,
quindi, neanche tale redshift.
Però nei prossimi paragrafi (3.n) presenterò una giustificazione alternativa sul
redshift cosmologico, che si basa sulla presente ipotesi.
Ho immaginato anche una spiegazione
più "di fantasia" su alcuni fenomeni relativi alla velocità della luce ma, come
ho fatto per la gravità, ho preferito esporle in una
pagina web apposita (paragrafo 2 e 3).
2.4 CONSIDERAZIONI ED ALTRE CONSEGUENZE DELL’ESPANSIONE DELLO SPAZIO
Dalle osservazioni risulta che la
gravità, oltre che a far rallentare gli orologi, fa espandere gli oggetti, nel
senso che fa dilatare i loro atomi allungando la "circonferenza" percorsa dagli
elettroni intorno al nucleo.
Ma, per la presente ipotesi, poiché la gravità è dovuta alla densità dello
spazio, ne consegue che quest’ultima influenza la lunghezza degli oggetti.
Infatti dalle osservazioni risulta che un oggetto posto più in alto rispetto al
livello terrestre (dove lo spazio è più denso) è più contratto rispetto a quando
è posto più in basso (dove lo spazio è più espanso).
Inoltre risulta che quando un oggetto viene spostato da un livello più alto ad
uno più basso, con la dilatazione avviene anche una perdita di energia.
Quindi risulta che l’espansione dello spazio influenza gli oggetti, facendoli
dilatare ed anche perdere energia.
Inoltre, come ho esposto sopra, l’espansione dello spazio fa dilatare anche i
fotoni, riducendo la loro frequenza e, quindi, la loro energia.
2.5 DIFFERENZE CON LA RELATIVITA’ GENERALE
Nei confronti della RG, la presente ipotesi presenta le differenze che seguono.
Gli oggetti materiali non incurvano lo
spazio-tempo, come afferma la RG, ma fanno espandere lo spazio, ed ogni oggetto
tende a muoversi verso dove lo spazio è più espanso.
Per la RG la curvatura dello spazio-tempo, influisce sia sulla misurazione del
tempo che sulla lunghezza di un oggetto.
Per la presente ipotesi, invece, è la densità dello spazio che influisce sia
sulla misurazione del tempo che sulla lunghezza di un oggetto.
Per quanto riguarda le formule matematiche da applicare per la gravità così come prevista nella presente ipotesi, esse potrebbero/dovrebbero essere le stesse della RG, perché la differenza con quella teoria è che la materia anziché curvare lo spazio-tempo, riduce la densità dello spazio. Ma gli effetti dei due fenomeni dovrebbero/potrebbero essere simili.
Però ci sono ancora diversi fenomeni da approfondire quale, per esempio, l’influenza dell’accelerazione sulla misurazione del tempo, fenomeno che è stata definito dal fisico Baez, come il terzo postulato della RR, ma che potrebbe riguardare anche la RG.
3. REDSHIFT COSMOLOGICO
La riduzione della frequenza
ondulatoria dei fotoni, dovuta all’espansione dello spazio, viene denominata
come “redshift cosmologico”.
La CS ritiene che la riduzione di frequenza, che avviene
dall’emissione dei fotoni alla loro ricezione, sia dovuta direttamente
all’espansione dello spazio, nel senso che il valore del loro redshift
corrisponde al numero (che può essere frazionario) di volte nel quale si è
espanso lo spazio durante il viaggio dei fotoni.
Per esempio un valore di 9, significa che durante il viaggio dei fotoni, lo
spazio si è espanso di 10 volte (una in più per problemi di calcolo).
Però questa tesi risulta in contrasto con quanto da me ipotizzato nel paragrafo
2.3, dove ho affermato che la riduzione della frequenza ondulatoria dei fotoni,
viene compensata da un adeguato rallentamento del tempo e, quindi, non
giustificherebbe il rilevamento del redshift.
E allora a cosa sarebbe dovuto l’elevato valore del redshift rilevato nei fotoni
provenienti dagli oggetti celesti molto lontani?
Qui di seguito propongo un’alternativa
alla tesi sostenuta dalla CS, che consiste nell’ipotesi che il
redshift cosmologico sia dovuto alla velocità della località di ricezione dei
fotoni rispetto alla località della loro emissione.
Quindi tale redshift sarebbe comunque dovuto all’espansione dello spazio, in
quanto è l’espansione che fa allungare le distanze tra gli oggetti celesti e,
quindi, fa aumentare la velocità con la quale essi si allontanano. Ma solo
indirettamente.
In pratica si tratta della velocità della località dell’oggetto celeste che
riceve il fotone, rispetto a quella dell’oggetto celeste che l’ha emesso,
velocità che viene via via incrementata a causa dell’espansione dello spazio che
avviene durante il viaggio del fotone.
Detta velocità corrisponde alla somma di due valori:
- quello della velocità della località di ricezione, rispetto a quella di
emissione, al momento della partenza del fotone;
- quello del suo incremento dovuto all’espansione dello spazio, avvenuto durante
il viaggio del fotone.
Pertanto non tutto il redshift cosmologico è dovuto all’espansione dello spazio avvenuto durante il viaggio del fotone.
A sostegno della presente ipotesi
alternativa, propongo due casi, il primo riguarda il viaggio dei fotoni di una
galassia primordiale ed il secondo il viaggio dei fotoni della radiazione di
fondo.
3.1 VELOCITA’ DELLA LUCE E SIMULAZIONE DEL VIAGGIO DEI FOTONI DI UNA GALASSIA PRIMORDIALE
Come esposto sopra, risulta che lo
spazio tendenzialmente si sta espandendo alla stessa velocità in tutte le località
dell’Universo. Pertanto ogni località si sta allontanando da ogni altra
località, con una velocità che dipende dalla distanza.
In pratica ogni località può considerarsi come al centro dell’Universo, in
quanto tutte le altre località si allontanano da essa, ma anche perché i fotoni
di luce che la percorrono, vi hanno la stessa velocità, e cioè 300.000 km/s, in
tutte le direzioni.
Ma se i fotoni hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto alla località che
stanno percorrendo, e le località che via via percorrono si allontanano sempre
più velocemente dalla località della loro emissione, ne consegue che anche i
fotoni aumentano sempre più la loro velocità rispetto a quest'ultima località.
Per esempio i fotoni emessi da una galassia primordiale, quindi molto lontana, e
diretti verso la Terra (o meglio, verso la località dove miliardi di anni dopo
ci sarà la Terra), nel momento dell'emissione hanno una velocità di 300.000 km/s
rispetto alla località della galassia (per precisione dovrei scrivere “località
dove sta transitando”, ma per brevità scrivo solo ”località”), ma molto
inferiore rispetto alla località della Terra (perché essa si sta allontanando
dalla località della galassia). Ma man mano che i fotoni procedono verso la
località della Terra, percorrendo località che si allontanano sempre più
velocemente dalla galassia, i fotoni aumentano sempre di più la loro velocità
rispetto alla località della Terra, fino ad arrivarci alla velocità di 300.000
km/s rispetto ad essa.
Tale aumento di velocità corrisponde alla velocità della località ricevente
rispetto alla località emittente, e viene usato come fattore per calcolare il
cosiddetto redshift cosmologico.
Il cui valore corrisponde al rapporto tra la velocità della luce, e la
differenza tra la stessa e la velocità della località ricevente rispetto alla
località di emissione (redshift cosmologico = c / (c – vr), dove vr sta per
velocità ricevente). Che in pratica corrisponde alla formula dell'effetto
Doppler, che vale per le onde che si manifestano in un mezzo e, quindi, anche
nel presente caso.
Più precisamente la velocità della località ricevente (in questo caso della
Terra), si compone di due fattori:
- la velocità della località della Terra, rispetto alla località della galassia,
al momento dell’emissione dei fotoni;
- l’incremento di velocità della località della Terra, rispetto alla località
della galassia, dovuto alla dilatazione dello spazio tra la Terra e la galassia,
avvenuto durante il viaggio dei fotoni.
Oltre a detto redshift, c’è anche quello dovuto ai moti dell’emittente e del
ricevente, rispetto alle rispettive località dello spazio, che per il caso in
esame risulta poco rilevante (circa un millesimo di quello cosmologico), ma che
comunque è compreso nel valore misurato sulla Terra.
Per esempio un redshift di 10 (per precisione sarebbe 9, ma ho scritto 10 per
semplicità di calcolo), significherebbe che la Terra si sta allontanando dalla
galassia, di 270.000 km/s (300.000 / (300.000 - 270.000) = 10).
Per comprendere meglio come funziona
il tutto, si può consultare la
tabella di simulazione del viaggio dei fotoni di una galassia primordiale
(sviluppata al solo scopo di provare la sostenibilità della presente ipotesi).
Alcune considerazioni che ho esposto nella parte finale del prossimo paragrafo,
che riguarda il viaggio della radiazione di fondo, valgono anche per questa
simulazione.
3.2 SIMULAZIONE DEL VIAGGIO DELLA RADIAZIONE DI FONDO
In base alla teoria del Big Bang,
circa 380.000 anni dopo l’inizio della sua espansione, l’Universo è diventato
trasparente alla radiazione, per cui un’enorme quantità di fotoni ha iniziato a
propagarsi liberamente (la propagazione è durata circa 120.000 anni).
I fotoni sono partiti da località diverse dell'Universo ed hanno iniziato a
viaggiare in una direzione casuale, per cui una parte di essi ha viaggiato in
direzione delle località della Terra (più precisamente, le località dove
successivamente sarebbe transitata la Terra).
Da allora tali fotoni hanno continuato ad arrivare sulla Terra, a cominciare da
quelli partiti dalle località più vicine. Ma a causa dell'espansione dello
spazio, le località della Terra si stavano allontanando dalle località di
partenza dei fotoni, per cui essi avevano una velocità di 300.000 km/s rispetto
alle località di partenza, ma inferiore rispetto a quelle della Terra.
Durante il viaggio i fotoni si trovavano a percorrere località che si
allontanavano sempre più velocemente dalla località di emissione e
progressivamente aumentavano la loro velocità fino a quella di 300.000 km/s
rispetto alla Terra, al Rendez Vous.
Ed aumentando la velocità aumentava anche il redshift.
Durante il tempo trascorso da allora, le località di partenza dei fotoni
primordiali che man mano arrivavano sulla Terra, risultavano essere situate
sempre più lontane dalla Terra e, di conseguenza, è aumentata sia la velocità
iniziale di allontanamento dalla Terra, che quella finale.
Così anche il redshift è andato via via aumentando. Fino ad arrivare ai valori
attuali, di circa 1.100.
Quindi, attualmente, la velocità della località della Terra rispetto alle
località di partenza dei fotoni della radiazione di fondo, è: (300.000 -
(300.000 : 1.100)) = 299.727 km/s.
Facendo delle simulazioni ho rilevato
che se si considerasse la Terra in allontanamento dalla località di emissione
dei fotoni, alla velocità costante di quasi 300.000 km/s fin dalla loro
partenza, i fotoni la raggiungerebbero in pochissimo tempo e non nei circa 14
miliardi di anni di vita dell’Universo, come dovrebbe essere. La stessa cosa
accadrebbe anche prevedendo un incremento continuo della velocità di
allontanamento della Terra, come sarebbe se l’espansione dell’Universo fosse in
accelerazione.
Invece ho rilevato che se l’espansione dell’Universo fosse in decelerazione, il
Rendez Vous sarebbe possibile.
Pertanto ho sviluppato una
tabella di esempio (col solo scopo di provare la sostenibilità della
presente ipotesi), che simula il viaggio dei fotoni della radiazione di fondo,
dalla loro partenza al Rendez Vous con la Terra, prevedendo delle variazioni di
velocità dei fotoni e della Terra (dovute al moto delle località da loro via via
percorse), rispetto alla località di partenza.
In pratica risulta che nel periodo iniziale la Terra “viaggia” più velocemente e
“distanzia” i fotoni, i quali in seguito recuperano il ritardo e la raggiungono.
Faccio anche rilevare che in questa simulazione, nonostante che la velocità di
allontanamento della Terra vada diminuendo, il percorso complessivo dei fotoni
(il proprio rispetto alla località percorsa e quello di quest’ultima rispetto
alla località di partenza) vada aumentando.
Naturalmente i dati risultanti dalla tabella sono solo a titolo di esempio
dimostrativo.
3.3 ESEMPLIFICAZIONE DEL PRESENTE MODELLO DI UNIVERSO
Per comprendere meglio il modello di
Universo qui presentato, si immagini una sfera di gomma che si stia gonfiando
continuamente e sulla cui superficie siano segnati moltissimi punti.
Si immagini poi un insieme di automobiline che si muovano sulla sua superficie a
velocità costante, poniamo di 1 m/s, mentre la sfera si sta gonfiando.
Si osserverà che a causa della dilatazione della superficie della sfera, i punti
si allontanano l'uno dall'altro, per cui ogni automobilina avrà una velocità di
1 m/s rispetto al punto sopra il quale sta transitando, ma una velocità
diversa rispetto agli altri punti segnati sulla superficie della sfera.
Se un'automobilina parte da un punto della sfera per raggiungere un altro punto,
alla partenza avrà una velocità di 1 m/s rispetto al punto di partenza, ma
inferiore rispetto a quello di arrivo, in quanto esso si sta allontanando a
causa della dilatazione della superficie.
Ma durante il viaggio aumenterà sempre di più la sua velocità rispetto al punto
di partenza, a causa della continua dilatazione della distanza tra di essa ed il
punto di partenza. Infine arriverà alla velocità di 1 m/s rispetto al punto di
destinazione, il quale avrà una determinata velocità rispetto al punto di
partenza.
Questa velocità sarà dovuta alla somma della velocità iniziale del punto di
arrivo rispetto a quello di partenza, con l’incremento di velocità dovuto alla
dilatazione della distanza iniziale, che avverrà durante il viaggio
dell’automobilina.
Nell'esempio, la superficie della
sfera corrisponde allo spazio in espansione, i punti corrispondono alle località
dello spazio, le automobiline ai fotoni della radiazione di fondo, la velocità
del punto di arrivo rispetto a quello di partenza, alla fine del viaggio, al
fattore per il calcolo del redshift cosmologico.
4. CONSIDERAZIONI FINALI
Sulla strada verso la verità del funzionamento dell’Universo, credo di aver esposto alcune ipotesi realistiche su alcuni fenomeni fisici.
Esse presentano alcune diversità
rispetto a quanto sostenuto dalla CS, per cui forse potrebbero
essere falsificate da parte dei fisici che volessero/potessero interessarsi.
Eccole qui di seguito.
La velocità della luce era molto più
elevata nel passato (se misurata tramite un ipotetico orologio attuale) rispetto
ad ora, per poi diminuire sempre di più.
Anche il tempo scorreva molto più rapidamente nel passato rispetto ad ora.
Nel passato la frequenza ondulatoria
dei fotoni, era molto più elevata rispetto ad ora (se misurata da un ipotetico
orologio attuale), per poi gradualmente scendere ai livelli attuali, dopo aver
perso continuamente energia.
Per cui la luminosità assoluta degli oggetti celesti doveva essere molto più
elevata nel passato, per poi gradualmente diminuire fino ai livelli attuali.
Nel passato anche la materia era più contratta, per poi gradualmente dilatarsi
perdendo continuamente energia.
Ma dove va a finire tutta l’energia persa continuamente dai fotoni e dalla
materia, durante l’espansione dello spazio?
Anche sull’origine dell’energia, ho immaginato una spiegazione più "di
fantasia" ma, come ho fatto per altri temi, ho preferito esporla in una
pagina web apposita (paragrafo 4).
Per la Somunità Scientifica il
redshift cosmologico è dovuto direttamente all’espansione dello spazio avvenuta
durante il viaggio dei fotoni, dall’oggetto celeste emittente a quello
ricevente.
Invece per la presente ipotesi, esso è dovuto alla velocità dell’oggetto celeste
ricevente rispetto a quello emittente e si compone di due valori:
- la velocità esistente al momento dell’emissione dei fotoni;
- l’incremento di velocità, causato dall’espansione dello spazio avvenuta
durante il viaggio dei fotoni.
Per cui assimilando l’incremento di velocità della presente ipotesi
all’espansione dello spazio della CS, entrambe avvenute
durante il viaggio dei fotoni, la presente ipotesi presenta un fattore in più, e
cioè la velocità all’emissione.
Questa diversità si può rilevare anche nella
tabella di simulazione del viaggio dei fotoni della galassia primordiale,
dove la distanza (da non confondere con lo spazio) percorsa dai fotoni, risulta
maggiore da quella percorsa dalla Terra (vedasi ultime due colonne della
tabella).
Una questione importante è anche
quella dell'espansione dello spazio all'interno delle galassie e/o gruppi di
galassie.
Da quanto mi risulta la CS è in dubbio sulle seguenti due
possibilità:
a) lo spazio non si espande all'interno dei gruppi di galassie, per cui le
galassie non si allontanano tra di loro;
b) lo spazio si espande anche all'interno dei gruppi di galassie, ma la loro
forza di gravità fa avvicinare le galassie tra di loro, in modo tale che le
galassie non si allontanino le une dalle altre.
Questo perché la CS afferma che il redshift cosmologico
dipende direttamente dall'espansione dello spazio, per cui nel primo caso non si
comprenderebbe bene perché si dovrebbe rilevare il redshift cosmologico.
E allora si è ipotizzato anche una seconda possibilità.
Per la presente ipotesi, invece, è prevista una sola possibilità, che si
avvicina alla b).
Essa prevede che lo spazio si espanda perfino in misura maggiore all'interno dei
gruppi di galassie, galassie, sistemi stellari, ecc. ecc., rispetto allo spazio
esterno, in quanto influenzato anche dalla materia. Ed è proprio questa maggior
espansione che fa attrarre tutti gli oggetti celesti tra di loro (gravità), in
quanto ogni oggetto tende ad andare verso dove la densità dello spazio è minore
e cioè verso dove lo spazio è più espanso.
Per quanto riguarda il redshift cosmologico, per la presente ipotesi dipende
dalla velocità di allontanamento del SR ricevente rispetto all'emittente,
pertanto non dipenderebbe direttamente dall'espansione dello spazio, per cui non
ci sarebbero comunque dubbi.
Un altro fenomeno molto importante, a
mio parere, è quello esposto alla fine del paragrafo 3.2, e cioè che nelle
simulazioni risulti che nonostante che la velocità di allontanamento della Terra
vada diminuendo, il percorso complessivo dei fotoni (il proprio rispetto alla
località percorsa e quello di quest’ultima rispetto alla località di partenza)
vada aumentando.
Perché forse potrebbe giustificare il fatto che dalle osservazioni risulti che l'espansione
dell'universo sia in accelerazione, anche se nella realtà fosse in
decelerazione.
Ma anche la maggior luminosità degli oggetti celesti nel passato, potrebbe
giutificare dette osservazioni.
Ma solo un astrofisico potrebbe valutare questa ipotesi che potrebbero essere
state già prese in considerazione dalla CS.
Dino Bruniera
E-mail: dino.bruniera@gmail.com