HOME PAGE  - VERSO LA VERITA’ SUL FUNZIONAMENTO DELL'UNIVERSO


1. PREMESSA
 

Nella relazione dal titolo “Ogni località dello spazio è un sistema di riferimento privilegiato”, ho dimostrato una teoria realistica sui fenomeni spiegati dalla Relatività Ristretta (RR). 

Qui di seguito, invece, espongo alcune mie ipotesi, sempre realistiche, sui fenomeni spiegati dalla Relatività Generale (RG), che però non ho dimostrato ma solo sostenuto, con lo scopo di contribuire, nel mio piccolo, a procedere verso la verità sul funzionamento dell’Universo che, a mio parere, non può essere che realistica. 

Desidero precisare che le affermazioni che qui attribuisco alla Comunità Scientifica (CS), le ho ricavate da libri di fisica divulgativi, per cui potrebbero non essere precise e/o corrette.

In molti casi userò il presente anziché il condizionale, non per esprimere certezze, ma solo per semplicità di esposizione.
 

2. UNIVERSO DI QUANTI DI SPAZIO 

2.1 UNIVERSO IN ESPANSIONE 

Ho ipotizzato che l’Universo sia come un’immensa sfera che da diversi miliardi di anni si sta espandendo, e che sia composto esclusivamente da innumerevoli piccolissime particelle indivisibili di una uguale quantità di spazio, che d’ora in poi denominerò come "quanti di spazio", in grado di comprimersi ed espandersi.
Tra i quanti di spazio non esiste alcun vuoto per cui, per esempio, se uno di essi si comprime e quindi riduce il proprio volume, i quanti adiacenti si espandono perché “tirati” dai suoi confini.
La velocità di espansione dello spazio, tende ad essere la stessa in tutte le località dell’Universo, per cui ogni località si allontana da ogni altra località con una velocità che tende a dipendere dalla distanza: più sono lontane e più velocemente si allontanano tra di loro.
Quindi ogni località può considerarsi come un centro dell’Universo, dal quale tutte le altre località si allontanano con una velocità che tende a dipendere dalla loro distanza.
Ho scritto che la velocità di espansione dello spazio, "tende" ad essere la stessa e, quindi, non è esattamente la stessa, in quanto, come spiegherò più avanti, l'espansione dello spazio, seppur in una misura non rilevante, viene influenzata anche dalla materia, che non è distribuita in modo esattamente uniforme in tutto l'Universo.
 

2.2 GRAVITA’ 

Ho ipotizzato che le particelle elementari del cosiddetto modello standard della fisica quantistica, siano dei fenomeni fisici con quanti di spazio che si comprimono e si espandono, e che, pertanto, un oggetto materiale sia costituito da insiemi “dinamici” di quanti di spazio mediamente compressi.
Così i quanti ad esso limitrofi, a causa del tiraggio dei quanti compressi nell’oggetto, si espandono notevolmente. Ma poi si ricomprimono parzialmente tirando i quanti ad essi limitrofi (che sono meno espansi per non aver subito il tiraggio dei quanti compressi dell’oggetto). Poi questi ultimi si ricomprimono parzialmente a loro volta, tirando i quanti ad essi limitrofi. E così via fino ai quanti sempre più lontani dall’oggetto.
In questo modo ogni quanto di spazio dell’Universo si trova ad avere una determinata espansione, in funzione dei tiraggi dei quanti adiacenti, a loro volta tirati da altri quanti ad essi adiacenti, e così via. Quindi l’espansione di ogni quanto di spazio, viene influenzata dai tiraggi dei quanti compressi relativi a tutta la materia dell’Universo.
Anche l’espansione dell’Universo influisce sull’espansione dei quanti, ma in modo uniforme, per cui non potrebbe/dovrebbe influire sulla forza di gravità.
Il tutto giustifica la gravità in una modalità diversa da quella della RG.
La materia non incurva lo spazio-tempo, ma espande i quanti di spazio, ed un oggetto non è guidato dalla curvatura dello spazio-tempo, ma dalla espansione dei quanti di spazio.
In pratica l’oggetto tende ad andare verso le località dove i quanti di spazio sono più espansi, e quindi vi sono meno quanti di spazio rispetto alle altre località. 

Ho immaginato anche una spiegazione "di fantasia", ma realisticamente possibile, sul perché un oggetto tenda ad andare verso dove lo spazio è più espanso, ma ho preferito non inserirla in questa relazione, in quanto troppo poco scientifica. Però l’ho esposta in una pagina web apposita (paragrafo 1).
 

2.3 VELOCITA' DELLA LUCE VARIABILE, IN FUNZIONE DELLA DENSITA’ DELLO SPAZIO 

E' stato rilevato sperimentalmente che (1) la gravità influenza lo scorrere del tempo e la frequenza ondulatoria dei fotoni.
Ma, per la presente ipotesi, (2) la gravità è dovuta alla densità dello spazio.
Di conseguenza, in base alla presente ipotesi, posso affermare che (3) la densità dello spazio influenza lo scorrere del tempo (più lo spazio è espanso e più gli orologi rallentano) e la frequenza ondulatoria dei fotoni.
Ma poiché risulta anche che (4) la velocità della luce è sempre la stessa in qualunque località la si misuri e, quindi, per qualunque velocità dello scorrere del tempo, ne consegue che (5) anche la velocità della luce si adegua all’espansione dello spazio e cioè che la luce va più o meno velocemente in funzione della più o meno elevata espansione dello spazio.
Ed è per questo motivo che quando i fotoni passano da una località dove lo spazio è meno denso ad un'altra dove lo spazio è più denso, aumentano la loro velocità e, di conseguenza, riducono la loro frequenza ondulatoria (misurata da un orologio posto dove lo spazio è più denso), dando origine al fenomeno che la RG considera come redshift gravitazionale.
Quindi nel passato, (6) quando l’Universo era molto meno espanso, la luce dovrebbe aver avuto una velocità molto superiore a quella attuale, anche se ipotetici orologi di allora l'avrebbero misurata sempre a 300.000 km/s (perché avrebbero misurato il tempo più velocemente, appunto perché i quanti di spazio erano meno espansi – vedi (3)).
In altre parole, man mano che l’Universo si è espanso, la luce ha ridotto la sua velocità, ma anche ipotetici orologi avrebbero rallentato, facendo così misurare la velocità della luce sempre a 300.000 km/s.

Ma se con la riduzione della frequenza ondulatoria dei fotoni, avviene anche un adeguato rallentamento del tempo, ne consegue che non viene misurata alcuna riduzione di frequenza.
Il che contrasta con quanto sostenuto dalla CS in merito alla giustificazione del redshift cosmologico, in quanto qui l'espansione dello spazio non fa misurare alcuna riduzione della frequenza delle onde dei fotoni e, quindi, neanche tale redshift.
Però nei prossimi paragrafi (3.n) presenterò una giustificazione alternativa sul redshift cosmologico, che si basa sulla presente ipotesi.  

Ho immaginato anche una spiegazione più "di fantasia" su alcuni fenomeni relativi alla velocità della luce ma, come ho fatto per la gravità, ho preferito esporle in una pagina web apposita (paragrafo 2 e 3).
 

2.4 CONSIDERAZIONI ED ALTRE CONSEGUENZE DELL’ESPANSIONE DELLO SPAZIO 

Dalle osservazioni risulta che la gravità, oltre che a far rallentare gli orologi, fa espandere gli oggetti, nel senso che fa dilatare i loro atomi allungando la "circonferenza" percorsa dagli elettroni intorno al nucleo.
Ma, per la presente ipotesi, poiché la gravità è dovuta alla densità dello spazio, ne consegue che quest’ultima influenza la lunghezza degli oggetti.
Infatti dalle osservazioni risulta che un oggetto posto più in alto rispetto al livello terrestre (dove lo spazio è più denso) è più contratto rispetto a quando è posto più in basso (dove lo spazio è più espanso).
Inoltre risulta che quando un oggetto viene spostato da un livello più alto ad uno più basso, con la dilatazione avviene anche una perdita di energia.
Quindi risulta che l’espansione dello spazio influenza gli oggetti, facendoli dilatare ed anche perdere energia.
Inoltre, come ho esposto sopra, l’espansione dello spazio fa dilatare anche i fotoni, riducendo la loro frequenza e, quindi, la loro energia.
 

2.5 DIFFERENZE CON LA RELATIVITA’ GENERALE 

Nei confronti della RG, la presente ipotesi presenta le differenze che seguono. 

Gli oggetti materiali non incurvano lo spazio-tempo, come afferma la RG, ma fanno espandere lo spazio, ed ogni oggetto tende a muoversi verso dove lo spazio è più espanso. 
Per la RG la curvatura dello spazio-tempo, influisce sia sulla misurazione del tempo che sulla lunghezza di un oggetto.
Per la presente ipotesi, invece, è la densità dello spazio che influisce sia sulla misurazione del tempo che sulla lunghezza di un oggetto. 

Per quanto riguarda le formule matematiche da applicare per la gravità così come prevista nella presente ipotesi, esse potrebbero/dovrebbero essere le stesse della RG, perché la differenza con quella teoria è che la materia anziché curvare lo spazio-tempo, riduce la densità dello spazio. Ma gli effetti dei due fenomeni dovrebbero/potrebbero essere simili. 

Però ci sono ancora diversi fenomeni da approfondire quale, per esempio, l’influenza dell’accelerazione sulla misurazione del tempo, fenomeno che è stata definito dal fisico Baez, come il terzo postulato della RR, ma che potrebbe riguardare anche la RG.


3. REDSHIFT COSMOLOGICO
 

La riduzione della frequenza ondulatoria dei fotoni, dovuta all’espansione dello spazio, viene denominata come “redshift cosmologico”.
La CS ritiene che la riduzione di frequenza, che avviene dall’emissione dei fotoni alla loro ricezione, sia dovuta direttamente all’espansione dello spazio, nel senso che il valore del loro redshift corrisponde al numero (che può essere frazionario) di volte nel quale si è espanso lo spazio durante il viaggio dei fotoni.
Per esempio un valore di 9, significa che durante il viaggio dei fotoni, lo spazio si è espanso di 10 volte (una in più per problemi di calcolo).
Però questa tesi risulta in contrasto con quanto da me ipotizzato nel paragrafo 2.3, dove ho affermato che la riduzione della frequenza ondulatoria dei fotoni, viene compensata da un adeguato rallentamento del tempo e, quindi, non giustificherebbe il rilevamento del redshift.
E allora a cosa sarebbe dovuto l’elevato valore del redshift rilevato nei fotoni provenienti dagli oggetti celesti molto lontani? 

Qui di seguito propongo un’alternativa alla tesi sostenuta dalla CS, che consiste nell’ipotesi che il redshift cosmologico sia dovuto alla velocità della località di ricezione dei fotoni rispetto alla località della loro emissione.
Quindi tale redshift sarebbe comunque dovuto all’espansione dello spazio, in quanto è l’espansione che fa allungare le distanze tra gli oggetti celesti e, quindi, fa aumentare la velocità con la quale essi si allontanano. Ma solo indirettamente.
In pratica si tratta della velocità della località dell’oggetto celeste che riceve il fotone, rispetto a quella dell’oggetto celeste che l’ha emesso, velocità che viene via via incrementata a causa dell’espansione dello spazio che avviene durante il viaggio del fotone.
Detta velocità corrisponde alla somma di due valori:
- quello della velocità della località di ricezione, rispetto a quella di emissione, al momento della partenza del fotone;
- quello del suo incremento dovuto all’espansione dello spazio, avvenuto durante il viaggio del fotone.

Pertanto non tutto il redshift cosmologico è dovuto all’espansione dello spazio avvenuto durante il viaggio del fotone.

A sostegno della presente ipotesi alternativa, propongo due casi, il primo riguarda il viaggio dei fotoni di una galassia primordiale ed il secondo il viaggio dei fotoni della radiazione di fondo.
 

3.1 VELOCITA’ DELLA LUCE E SIMULAZIONE DEL VIAGGIO DEI FOTONI DI UNA GALASSIA PRIMORDIALE 

Come esposto sopra, risulta che lo spazio tendenzialmente si sta espandendo alla stessa velocità in tutte le località dell’Universo. Pertanto ogni località si sta allontanando da ogni altra località, con una velocità che dipende dalla distanza.
In pratica ogni località può considerarsi come al centro dell’Universo, in quanto tutte le altre località si allontanano da essa, ma anche perché i fotoni di luce che la percorrono, vi hanno la stessa velocità, e cioè 300.000 km/s, in tutte le direzioni.
Ma se i fotoni hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto alla località che stanno percorrendo, e le località che via via percorrono si allontanano sempre più velocemente dalla località della loro emissione, ne consegue che anche i fotoni aumentano sempre più la loro velocità rispetto a quest'ultima località.
Per esempio i fotoni emessi da una galassia primordiale, quindi molto lontana, e diretti verso la Terra (o meglio, verso la località dove miliardi di anni dopo ci sarà la Terra), nel momento dell'emissione hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto alla località della galassia (per precisione dovrei scrivere “località dove sta transitando”, ma per brevità scrivo solo ”località”), ma molto inferiore rispetto alla località della Terra (perché essa si sta allontanando dalla località della galassia). Ma man mano che i fotoni procedono verso la località della Terra, percorrendo località che si allontanano sempre più velocemente dalla galassia, i fotoni aumentano sempre di più la loro velocità rispetto alla località della Terra, fino ad arrivarci alla velocità di 300.000 km/s rispetto ad essa.
Tale aumento di velocità corrisponde alla velocità della località ricevente rispetto alla località emittente, e viene usato come fattore per calcolare il cosiddetto redshift cosmologico.
Il cui valore corrisponde al rapporto tra la velocità della luce, e la differenza tra la stessa e la velocità della località ricevente rispetto alla località di emissione (redshift cosmologico = c / (c – vr), dove vr sta per velocità ricevente). Che in pratica corrisponde alla formula dell'effetto Doppler, che vale per le onde che si manifestano in un mezzo e, quindi, anche nel presente caso.
Più precisamente la velocità della località ricevente (in questo caso della Terra), si compone di due fattori:
- la velocità della località della Terra, rispetto alla località della galassia, al momento dell’emissione dei fotoni;
- l’incremento di velocità della località della Terra, rispetto alla località della galassia, dovuto alla dilatazione dello spazio tra la Terra e la galassia, avvenuto durante il viaggio dei fotoni.
Oltre a detto redshift, c’è anche quello dovuto ai moti dell’emittente e del ricevente, rispetto alle rispettive località dello spazio, che per il caso in esame risulta poco rilevante (circa un millesimo di quello cosmologico), ma che comunque è compreso nel valore misurato sulla Terra.
Per esempio un redshift di 10 (per precisione sarebbe 9, ma ho scritto 10 per semplicità di calcolo), significherebbe che la Terra si sta allontanando dalla galassia, di 270.000 km/s (300.000 / (300.000 - 270.000) = 10). 

Per comprendere meglio come funziona il tutto, si può consultare la tabella di simulazione del viaggio dei fotoni di una galassia primordiale (sviluppata al solo scopo di provare la sostenibilità della presente ipotesi).
Alcune considerazioni che ho esposto nella parte finale del prossimo paragrafo, che riguarda il viaggio della radiazione di fondo, valgono anche per questa simulazione.
 

3.2 SIMULAZIONE DEL VIAGGIO DELLA RADIAZIONE DI FONDO 

In base alla teoria del Big Bang, circa 380.000 anni dopo l’inizio della sua espansione, l’Universo è diventato trasparente alla radiazione, per cui un’enorme quantità di fotoni ha iniziato a propagarsi liberamente (la propagazione è durata circa 120.000 anni).
I fotoni sono partiti da località diverse dell'Universo ed hanno iniziato a viaggiare in una direzione casuale, per cui una parte di essi ha viaggiato in direzione delle località della Terra (più precisamente, le località dove successivamente sarebbe transitata la Terra).
Da allora tali fotoni hanno continuato ad arrivare sulla Terra, a cominciare da quelli partiti dalle località più vicine. Ma a causa dell'espansione dello spazio, le località della Terra si stavano allontanando dalle località di partenza dei fotoni, per cui essi avevano una velocità di 300.000 km/s rispetto alle località di partenza, ma inferiore rispetto a quelle della Terra.
Durante il viaggio i fotoni si trovavano a percorrere località che si allontanavano sempre più velocemente dalla località di emissione e progressivamente aumentavano la loro velocità fino a quella di 300.000 km/s rispetto alla Terra, al Rendez Vous.
Ed aumentando la velocità aumentava anche il redshift.
Durante il tempo trascorso da allora, le località di partenza dei fotoni primordiali che man mano arrivavano sulla Terra, risultavano essere situate sempre più lontane dalla Terra e, di conseguenza, è aumentata sia la velocità iniziale di allontanamento dalla Terra, che quella finale.
Così anche il redshift è andato via via aumentando. Fino ad arrivare ai valori attuali, di circa 1.100.
Quindi, attualmente, la velocità della località della Terra rispetto alle località di partenza dei fotoni della radiazione di fondo, è: (300.000 - (300.000 : 1.100)) = 299.727 km/s. 

Facendo delle simulazioni ho rilevato che se si considerasse la Terra in allontanamento dalla località di emissione dei fotoni, alla velocità costante di quasi 300.000 km/s fin dalla loro partenza, i fotoni la raggiungerebbero in pochissimo tempo e non nei circa 14 miliardi di anni di vita dell’Universo, come dovrebbe essere. La stessa cosa accadrebbe anche prevedendo un incremento continuo della velocità di allontanamento della Terra, come sarebbe se l’espansione dell’Universo fosse in accelerazione.
Invece ho rilevato che se l’espansione dell’Universo fosse in decelerazione, il Rendez Vous sarebbe possibile.
Pertanto ho sviluppato una tabella di esempio (col solo scopo di provare la sostenibilità della presente ipotesi), che simula il viaggio dei fotoni della radiazione di fondo, dalla loro partenza al Rendez Vous con la Terra, prevedendo delle variazioni di velocità dei fotoni e della Terra (dovute al moto delle località da loro via via percorse), rispetto alla località di partenza.
In pratica risulta che nel periodo iniziale la Terra “viaggia” più velocemente e “distanzia” i fotoni, i quali in seguito recuperano il ritardo e la raggiungono.
Faccio anche rilevare che in questa simulazione, nonostante che la velocità di allontanamento della Terra vada diminuendo, il percorso complessivo dei fotoni (il proprio rispetto alla località percorsa e quello di quest’ultima rispetto alla località di partenza) vada aumentando.
Naturalmente i dati risultanti dalla tabella sono solo a titolo di esempio dimostrativo.


3.3 ESEMPLIFICAZIONE DEL PRESENTE MODELLO DI UNIVERSO 

Per comprendere meglio il modello di Universo qui presentato, si immagini una sfera di gomma che si stia gonfiando continuamente e sulla cui superficie siano segnati moltissimi punti.
Si immagini poi un insieme di automobiline che si muovano sulla sua superficie a velocità costante, poniamo di 1 m/s, mentre la sfera si sta gonfiando.
Si osserverà che a causa della dilatazione della superficie della sfera, i punti si allontanano l'uno dall'altro, per cui ogni automobilina avrà una velocità di 1 m/s rispetto al punto sopra il quale sta transitando, ma una velocità diversa rispetto agli altri punti segnati sulla superficie della sfera.
Se un'automobilina parte da un punto della sfera per raggiungere un altro punto, alla partenza avrà una velocità di 1 m/s rispetto al punto di partenza, ma inferiore rispetto a quello di arrivo, in quanto esso si sta allontanando a causa della dilatazione della superficie.
Ma durante il viaggio aumenterà sempre di più la sua velocità rispetto al punto di partenza, a causa della continua dilatazione della distanza tra di essa ed il punto di partenza. Infine arriverà alla velocità di 1 m/s rispetto al punto di destinazione, il quale avrà una determinata velocità rispetto al punto di partenza.
Questa velocità sarà dovuta alla somma della velocità iniziale del punto di arrivo rispetto a quello di partenza, con l’incremento di velocità dovuto alla dilatazione della distanza iniziale, che avverrà durante il viaggio dell’automobilina.

Nell'esempio, la superficie della sfera corrisponde allo spazio in espansione, i punti corrispondono alle località dello spazio, le automobiline ai fotoni della radiazione di fondo, la velocità del punto di arrivo rispetto a quello di partenza, alla fine del viaggio, al fattore per il calcolo del redshift cosmologico.
 

4. CONSIDERAZIONI FINALI

Sulla strada verso la verità del funzionamento dell’Universo, credo di aver esposto alcune ipotesi realistiche su alcuni fenomeni fisici. 

Esse presentano alcune diversità rispetto a quanto sostenuto dalla CS, per cui forse potrebbero essere falsificate da parte dei fisici che volessero/potessero interessarsi.
Eccole qui di seguito. 

La velocità della luce era molto più elevata nel passato (se misurata tramite un ipotetico orologio attuale) rispetto ad ora, per poi diminuire sempre di più.
Anche il tempo scorreva molto più rapidamente nel passato rispetto ad ora.

Nel passato la frequenza ondulatoria dei fotoni, era molto più elevata rispetto ad ora (se misurata da un ipotetico orologio attuale), per poi gradualmente scendere ai livelli attuali, dopo aver perso continuamente energia.
Per cui la luminosità assoluta degli oggetti celesti doveva essere molto più elevata nel passato, per poi gradualmente diminuire fino ai livelli attuali.
Nel passato anche la materia era più contratta, per poi gradualmente dilatarsi perdendo continuamente energia.
Ma dove va a finire tutta l’energia persa continuamente dai fotoni e dalla materia, durante l’espansione dello spazio?
Anche sull’origine dell’energia, ho immaginato una spiegazione più "di fantasia" ma, come ho fatto per altri temi, ho preferito esporla in una pagina web apposita (paragrafo 4).  

Per la Somunità Scientifica il redshift cosmologico è dovuto direttamente all’espansione dello spazio avvenuta durante il viaggio dei fotoni, dall’oggetto celeste emittente a quello ricevente.
Invece per la presente ipotesi, esso è dovuto alla velocità dell’oggetto celeste ricevente rispetto a quello emittente e si compone di due valori:
- la velocità esistente al momento dell’emissione dei fotoni;
- l’incremento di velocità, causato dall’espansione dello spazio avvenuta durante il viaggio dei fotoni.
Per cui assimilando l’incremento di velocità della presente ipotesi all’espansione dello spazio della CS, entrambe avvenute durante il viaggio dei fotoni, la presente ipotesi presenta un fattore in più, e cioè la velocità all’emissione.
Questa diversità si può rilevare anche nella tabella di simulazione del viaggio dei fotoni della galassia primordiale, dove la distanza (da non confondere con lo spazio) percorsa dai fotoni, risulta maggiore da quella percorsa dalla Terra (vedasi ultime due colonne della tabella).

Una questione importante è anche quella dell'espansione dello spazio all'interno delle galassie e/o gruppi di galassie.
Da quanto mi risulta la CS è in dubbio sulle seguenti due possibilità:
a) lo spazio non si espande all'interno dei gruppi di galassie, per cui le galassie non si allontanano tra di loro;
b) lo spazio si espande anche all'interno dei gruppi di galassie, ma la loro forza di gravità fa avvicinare le galassie tra di loro, in modo tale che le galassie non si allontanino le une dalle altre.
Questo perché la CS afferma che il redshift cosmologico dipende direttamente dall'espansione dello spazio, per cui nel primo caso non si comprenderebbe bene perché si dovrebbe rilevare il redshift cosmologico.
E allora si è ipotizzato anche una seconda possibilità.
Per la presente ipotesi, invece, è prevista una sola possibilità, che si avvicina alla b).
Essa prevede che lo spazio si espanda perfino in misura maggiore all'interno dei gruppi di galassie, galassie, sistemi stellari, ecc. ecc., rispetto allo spazio esterno, in quanto influenzato anche dalla materia. Ed è proprio questa maggior espansione che fa attrarre tutti gli oggetti celesti tra di loro (gravità), in quanto ogni oggetto tende ad andare verso dove la densità dello spazio è minore e cioè verso dove lo spazio è più espanso.
Per quanto riguarda il redshift cosmologico, per la presente ipotesi dipende dalla velocità di allontanamento del SR ricevente rispetto all'emittente, pertanto non dipenderebbe direttamente dall'espansione dello spazio, per cui non ci sarebbero comunque dubbi.

Un altro fenomeno molto importante, a mio parere, è quello esposto alla fine del paragrafo 3.2, e cioè che nelle simulazioni risulti che nonostante che la velocità di allontanamento della Terra vada diminuendo, il percorso complessivo dei fotoni (il proprio rispetto alla località percorsa e quello di quest’ultima rispetto alla località di partenza) vada aumentando.
Perché forse potrebbe giustificare il fatto che dalle osservazioni risulti che l'espansione dell'universo sia in accelerazione, anche se nella realtà fosse in decelerazione.
Ma anche la maggior luminosità degli oggetti celesti nel passato, potrebbe giutificare dette osservazioni.
Ma solo un astrofisico potrebbe valutare questa ipotesi che potrebbero essere state già prese in considerazione dalla CS.

 

Dino Bruniera

E-mail: dino.bruniera@gmail.com


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