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Dimostrazione che l’espansione dell’Universo sta decelerando, in breve

Dino Bruniera
e-mail: dino.bruniera@gmail.com

 

Sommario 

Considerando il redshift come un indicatore della velocità di allontanamento attuale della Terra dalla sorgente, anziché un fattore di scala dell’espansione dell’Universo, il fatto che la distanza di luminosità delle supernove Ia aumenti più che proporzionalmente rispetto al redshift, dimostra che l’espansione sta decelerando, spiegando così agevolmente anche l’arrivo della radiazione di fondo sulla Terra dopo un viaggio di quasi 14 miliardi di anni, nonostante sia partita da luoghi allora non molto lontani.
 

Introduzione 

La luce è composta da onde elettromagnetiche che quindi hanno bisogno di un mezzo per manifestarsi, come il suono nell’aria, per cui la sua velocità può essere isotropa solo nei confronti del mezzo e non anche nei confronti degli oggetti celesti, Terra compresa, che si muovono nel mezzo.
I fisici di fine ‘800 e inizio ‘900, hanno ideato una serie di esperimenti per rivelare il moto della Terra rispetto al mezzo, ma senza riuscirci, perché la velocità della luce è risultata isotropa anche rispetto alla Terra.
Per giustificare questo risultato alcuni fisici hanno ipotizzato che tutti gli oggetti, in funzione della loro velocità rispetto al mezzo, subiscano una dilatazione del tempo ed una contrazione della lunghezza, facendo risultare la velocità della luce isotropa anche se non lo è, per cui detta isotropia sarebbe solo apparente.
Invece io sono riuscito a dimostrare che la velocità della luce non è isotropa rispetto alla Terra, tramite la radiazione di fondo e quindi ho dimostrato che detta isotropia è solo apparente (1).
Però almeno inizialmente la comunità scientifica ha interpretato il redshift come un indicatore della velocità degli oggetti celesti rispetto ad una Terra immobile, ottenendo velocità e distanze sempre più incompatibili con le osservazioni, per cui in seguito ha deciso di considerare il redshift come il fattore di scala dell’espansione dell’Universo.
Ma circa trenta anni fa è stato scoperto che la distanza basata sulla luminosità apparente delle supernove di tipo Ia molto lontane, è maggiore di quella basata su detto fattore di scala, dimostrando quindi che il redshift non lo rappresenta.
Infatti, come dimostrerò qui di seguito, il redshift indica una velocità di allontanamento, ma della Terra rispetto alla sorgente e non il contrario, come almeno inizialmente lo ha considerato la comunità scientifica.
  

Dimostrazioni 

Lo spazio si sta espandendo alla stessa velocità in tutti i luoghi dell’Universo. Pertanto ogni luogo si sta allontanando da ogni altro luogo, con una velocità che dipende dalla distanza.
In pratica ogni luogo può considerarsi come al centro dell’Universo, in quanto tutti gli altri luoghi si allontanano da esso, ma anche perché rispetto ad esso la velocità della luce è di 300.000 km/s in tutte le direzioni.
Ma se i fotoni hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto al luogo che stanno percorrendo, ed i luoghi che via via percorrono si allontanano sempre più velocemente dal luogo della loro emissione, ne consegue che anche i fotoni aumentano sempre più la loro velocità rispetto al luogo di emissione.
Per esempio i fotoni emessi da una galassia e diretti verso la Terra, nel momento dell'emissione hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto al luogo della galassia, ma molto inferiore rispetto al luogo della Terra, perché esso si sta allontanando dal luogo della galassia.
Ma man mano che i fotoni procedono verso il luogo della Terra, percorrendo luoghi che si allontanano sempre più velocemente dal luogo della galassia, i fotoni aumentano sempre di più la loro velocità rispetto al luogo della Terra, fino ad arrivarci alla velocità di 300.000 km/s rispetto ad esso e di 300.000 km/s più l’aumento di velocità, rispetto al luogo della galassia.
Tale aumento di velocità corrisponde alla velocità del luogo ricevente rispetto a quello emittente e viene calcolato tramite la formula dell’effetto Doppler che considera il ricevente in moto e l’emittente fermo, e cioè:

vr = c - c / (1 + z)

Dovevr” sta per velocità del ricevente e z sta per il redshift, che quindi indica la velocità di allontanamento del ricevente dall’emittente.
Per esempio un redshift di 0,59 misurato sulla Terra, indica che la Terra (uso i nomi degli oggetti celesti anziché i loro luoghi, per semplicità) si sta allontanando dalla galassia, a 111.321 km/s.

vr = 300.000 - 300.000 / (1 + 0,59) = 111.321

Quindi il redshift indica la velocità di allontanamento della Terra dalla sorgente. E dalle osservazioni risulta che più elevato è il redshift e più elevata è la distanza dalla sorgente, calcolata in base alla luminosità apparente.
Se la velocità di allontanamento della Terra dalle sorgenti, che è dovuta all’espansione dello spazio, fosse stata sempre la stessa nel tempo, i redshift sarebbero direttamente proporzionali con le distanze dalle sorgenti basate sulla loro luminosità apparente e cioè con le distanze osservate.
Invece dalle osservazioni della luminosità apparente delle supernove di tipo Ia, risulta che le loro distanze aumentano più che proporzionalmente rispetto al redshift. Il che significa che la velocità media di allontanamento da tali supernove, è stata maggiore di quella attuale e, quindi, che nel passato la velocità di espansione dell’Universo era maggiore di adesso e, quindi, che l’espansione dell’Universo sta decelerando. Come pare logico aspettarsi dopo un Big Bang. 

La decelerazione dell’espansione dell’Universo consente anche di spiegare agevolmente l’arrivo sulla Terra dei fotoni della radiazione di fondo, solo dopo 14 miliardi di anni di viaggio alla velocità della luce e nonostante che siano partiti da luoghi relativamente vicini a quello della Terra, dato che l’Universo non si era ancora molto espanso. 
In effetti il luogo della Terra si stava allontanando ad una velocità molto superiore a quella di detti fotoni, per cui nel tempo li ha distanziati di molto. Ma poi, a causa del rallentamento dell’espansione, ha rallentato fino ad una velocità inferiore a quella della luce, consentendo ai fotoni di ridurre le distanze e di raggiungerlo e, quindi, di arrivare anche sulla Terra.
Quindi si tratta di una spiegazione semplice, specialmente se confrontata con quella fornita da chi sostiene l’accelerazione dell’espansione, come si può verificare in un mio articolo più approfondito, dove si può trovare anche un simulazione del viaggio dei fotoni della radiazione di fondo verso la Terra, tramite una tabella Excel (2).
 

Per dimostrare che l’espansione dell’Universo stia decelerando, propongo di verificare che il redshift di un oggetto celeste diminuisca nel tempo. Ciò si potrebbe fare confrontando le osservazioni attuali di determinati oggetti celesti, con quelle effettuate ai tempi di Hubble, in quanto non dovrebbe essere necessaria una definizione molto precisa per stabilire solo se il redshift è aumentato o diminuito. In ogni caso dovrebbe essere possibile verificarlo nei prossimi anni, grazie al Extremely Large Telescope, che tra i suoi obiettivi ha anche quello di misurare le modifiche del redshift nel tempo, mentre sarebbe sufficiente sapere solo se è in aumento o in diminuzione.
 
 

Riferimenti 

1. La velocità della luce non può essere realmente isotropa rispetto alla Terra
The Second Postulate of Special Relativity is Incompatible with Observations
2. L'espansione dell’Universo non sta accelerando, ma decelerando