INDICE ED INIZIO ARGOMENTO "VITTIME DI REATI"

 

 

ESEMPIO  GIOVANE DONNA VIOLENTATA PRESSO CORNUDA (TV)

 

Quanto esposto qui di seguito è stato ricavato da articoli pubblicati sul Gazzettino di Treviso.

 

 

1.   I fatti in breve

 

E’ stato arrestato dai Carabinieri di Treviso con l’accusa di violenza carnale aggravata.

In manette è finito un marocchino di 30 anni.

L’uomo, incensurato, regolare e residente a Cornuda, nel trevigiano, ha sequestrato una giovane studentessa e poi l’ha stuprata per oltre cinque ore.

La vicenda risale al 29 ottobre 2006: la 25enne trascorre la serata in compagnia di amici all’interno di una nota discoteca.

Dopo averli salutati si dirige verso il parcheggio dove si trova la sua auto.

Mentre si appresta a partire per tornare a casa, viene avvicinata da un uomo, che la costringe con la forza a salire insieme a lui sulla vettura. La minaccia e la conduce a Pederobba, in aperta campagna, dove mette in atto la violenza sessuale, abusando di lei per tutta la notte. Dalle 2 alle 7 del mattino, la vittima subisce gli atti dell’immigrato che, oltre allo stupro compiuto, le porta via tutti i suoi effetti personali, cento euro e il cellulare, per poi darsi alla fuga.

La 25enne, seppur terrorizzata dalla lunghissima notte trascorsa in balia del marocchino, riesce a tornare a casa e a raccontare la terribile vicenda ai genitori, che l’accompagnano immediatamente in caserma per sporgere denuncia. La studentessa riesce anche a descrivere minuziosamente il suo aggressore.

E’ proprio l’identikit fornito dalla 25enne a portare i militari a rintracciare l’immigrato, proprio a Cornuda, nella sua abitazione. Oltre all’accusa di violenza sessuale, l’uomo dovrà rispondere anche dei reati di rapina aggravata e sequestro di persona.

 

 

2.  Il procedimento ed i commenti della vittima

 

Lavora, e paga i conti.

Del medico, che la segue ancora settimanalmente e dell'avvocato che l'ha seguita.

Ieri era in aula, mentre lui a pochi metri diceva che era stato adescato da lei; difeso da due avvocati che verranno pagati dai fratelli, ma denaro per risarcire lei, quello che ha passato, i costi che sta subendo, ovviamente il marocchino non ne ha e non ci sarà alcun risarcimento del danno.

«Facevo meglio a stare zitta, dopo il fatto», dice. «Lo dico perché mi sarei risparmiata un'udienza penosa come quella di ieri, in cui mi sono sentita accusare. Mi sarei risparmiata i costi, e anche la rabbia che provo adesso. Sei anni secondo me sono pochi, anche perché so che in Italia dopo una certa parte della pena si può uscire; so che conterà, nell'anticipare la sua scarcerazione, la condotta.

Come sta adesso?

«Relativamente bene, cerco di girare pagina; ma è un'esperienza che non dimenticherò mai più. Quando ieri ha chiesto di parlare, quasi pensavo chiedesse scusa, ma quando l'ho sentito accusare me credevo di non controllarmi più».

"Ce l'ho con questo Stato: per l'incubo che io mi porterò dentro per tutta la vita, lui ha avuto dallo Stato anche uno sconto di pena di un terzo. Ha potuto dire che io l'avevo adescato, difeso da ben due avvocati che i fratelli hanno il denaro per pagare. Ma per aiutare me, che chissà per quanto resterò in cura e che ho dovuto costituirmi con un legale, nemmeno una lira.".