INDICE ED INIZIO  ARGOMENTO "UNA PROPOSTA POLITICO-ECONOMICA"

 

 

3.1  DOMANDE E RISPOSTE.

 

A. Qual'è l'attuale situazione economica?

 

Dati.

 

Nel 2007 è scoppiata una bolla finanziaria, causata dalla troppa facilità con la quale le banche americane ed europee hanno concesso crediti sia ai privati che agli stati, crediti che poi hanno cercato di vendere anche ai risparmiatori.

Il che ha provocato una crisi di liquidità e di credibilità sulle banche, per cui sono intervenuti gli stati per evitare un loro possibile fallimento che, secondo gli economisti "ufficiali", avrebbe messo in estrema difficoltà l'economia.
Ma ora anche i debiti di determinati stati, Italia compresa, stanno perdendo la fiducia dei mercati finanziari, provocando un continuo aumento degli interessi richiesti, che fanno incrementare ulteriormente il debito pubblico, che provoca un ulteriore aumento degli interessi richiesti, ecc., ecc..
Il che, senza adeguati interventi, non potrà che portare il debito italiano al default.
Il tutto ha provocato una riduzione nelle quotazioni dei titoli di stato italiani, che sta costringendo le banche che li detengono ad aumentare la loro capitalizzazione, domandando denaro liquido ai propri azionisti. 
Il che sta provocando una continua erosione del loro valore azionario in borsa.
Per ridurrre il ricorso ai propri azionisti, che naturalmente si aspettano dividendi e non richieste di denaro, le banche hanno dovuto ridurre la concessione di crediti alle imprese.

Il che sta facendo rallentare l'economia.

Ma anche le banche tedesche, francesi, spagnole, ecc., possiedono titoli di stato italiani, seppure in misura inferiore a quelle italiane, e, pertanto, stanno subendo delle perdite.

In pratica, quindi, il debito pubblico italiano sta mettendo in crisi tutta l'Europa della zona euro.

Ma dato che anche fuori dall'Europa ci sono banche che possiedono titoli italiani, tutto il mondo sta avendo dei problemi a causa della sfiducia da parte dei mercati sulla solvibilità italiana.

In verità, oltre all'Italia, anche la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e soprattutto la Grecia, stanno perdendo la fiducia dei mercati, ma il loro debito totale non supera di molto i mille miliardi di euro, mentre l'Italia da sola arriva quasi ai 2 mila miliardi e, quindi, fa diventare il problema debito sovrano europeo difficilmente gestibile, soprattutto perché potrebbe contaggiare anche stati più sani, quali la Francia per esempio.

Perché le banche francesi sono molto esposte nei confronti dell'Italia, per cui se essa ristrutturasse il suo debito, le banche francesi sarebbero costrette a chiedere l'aiuto dello Stato, che per aiutarle dovrebbe aumentare il suo debito, al che i mercati potrebbero richiedere degli interessi più elevati, avviando anche la Francia per una strada pericolosa. Che potrebbe creare grossi problemi anche alle banche tedesche e, quindi, anche alla Germania.
In pratica c'è il rischio di un effetto domino che potrebbe mettere in crisi tutta l'Europa dell'Euro, il che non potrebbe non causare dei problemi anche al resto del mondo occidentale.

 

Per questo motivo l'Europa (capeggiata dalla Germania), ma non solo, sta pretendendo che l'Italia agisca in modo tale da riottenere al più presto la fiducia dei mercati.

Se l'Italia non ci riuscisse, la Germania e la Francia, non potranno far altro che abbandonare l'euro, sopportare le perdite dovute ai default degli stati sovrani, e poi lasciarli al loro destino, che non sarà di sicuro roseo.

 

Pertanto è assolutamente necessario ottenere al più presto la fiducia dei mercati, ma ciò potrà avvenire solo se l'Italia inizierà a ridurre al più presto il suo debito pubblico.

Nel paragrafo 3.3 ho esposto una proposta urgente per ridurre al più presto il nostro debito pubblico (30.11.2011).
 

 

Altri Dati.

 

Il livello di tassazione è molto elevato e non sta diminuendo, soprattutto a causa dell'alta evasione fiscale esistente nel meridione, che non consente un'equa distribuzione del peso fiscale.

 

Dopo la caduta del comunismo, gli stati dell'Est europeo stanno sviluppando la loro economia reale, che attualmente è basata su produzioni di bassa tecnologia, e, dato che il loro costo del lavoro è molto inferiore al nostro, riescono ad ottenere anche i prodotti a prezzi inferiori.

 

Molti paesi dell'Est asiatico, che da diversi anni sono passati ad un'economia più di mercato ed i cui lavoratori hanno delle retribuzioni molto più basse rispetto ai nostri, stanno aumentando la loro produzione e migliorando la loro tecnologia.

 

Gli stati che hanno un costo del lavoro forse superiore al nostro, come la Germania ed il Giappone, hanno una produzione a più alta qualità e tecnologia rispetto alla nostra.

 

La nostra economia reale si basa soprattutto sull'efficienza delle piccole e medie imprese a conduzione familiare, che hanno una produzione di non elevata tecnologia.

Alcune di esse, che operano in settori merceologici dove serve soprattutto il buon gusto e buone idee (scarpe, vestiti, mobili, piastrelle, piatti, bicchieri, ecc.), sono molto competitive in termini di qualità dei prodotti e riescono a resistere alla nuova concorrenza, ma spesso sono costrette a portare la propria produzione nei paesi dove la mano d'opera costa meno. In ogni caso esse non riescono a crescere in modo sufficiente a far incrementare il PIL nazionale come servirebbe per raggiungere una solida situazione economica.

 

Ci sono delle società multinazionali estere che stanno continuamente acquistando le nostre piccole e medie aziende.

 

Nel Sud ci sono molte aziende che hanno ricevuto, e che stanno ancora ricevendo, notevoli aiuti dallo Stato.

 

Proporzionalmente al numero di abitanti, nel Sud ci sono molti più dipendenti della PA, rispetto al Nord, il che, unitamente all'evasione fiscale, non consente allo Stato di ridurre la pressione fiscale alle aziende.

 

 

B. Cosa si potrebbe fare affinché la situazione economica migliori?

 

Necessità.

 

Bisognerebbe ridurre il debito pubblico ed aumentare l'occupazione.

 

Per ridurre il debito pubblico bisognerebbe far incrementare il PIL, facendo così aumentare anche l'occupazione e le basi imponibili fiscali e previdenziali e, quindi, le relative entrate per lo Stato.

Inoltre si dovrebbe effettuare una giusta riforma previdenziale e rendere più efficiente la PA per diminuire le uscite.

Aumentando adeguatamente le entrate e diminuendo le uscite, il debito pubblico dovrebbe ridursi.
Ma prima di tutto bisognerebbe riformare le nostre istituzioni, quali la Giustizia, la Consob, la Finanza, la Polizia, ecc..
Perchè senza delle istituzioni efficienti, è difficile che uno stato progredisca.

 

Per incrementare il PIL bisognerebbe che le nostre aziende aumentassero la loro produzione e ne migliorassero la qualità e la tecnologia, per avvicinarle a quelle delle aziende tedesche e giapponesi.

Per ottenere detto risultato sarebbe necessario che esse effettuassero notevoli investimenti, soprattutto nella R&S, e che ripartissero i relativi costi su una maggior quantità di prodotti per non aumentare troppo i prezzi unitari.

A tale scopo bisognerebbe che le nostre aziende, soprattutto quelle di più grandi dimensioni, che potendo produrre di più sono in grado di ripartire gli investimenti su una maggior quantità di prodotti, aumentassero i loro utili (prima degli ammortamenti e delle imposte).

 

 

Problemi.

 

Attualmente le nostre grandi aziende non riescono ad ottenere buoni risultati economici e, quindi, non possono effettuare adeguati investimenti in R&S.

A mio parere, questa realtà potrebbe essere dovuta anche al fatto che il loro management potrebbe non essere sufficientemente orientato verso l'interesse aziendale, anche per la possibile mancanza di controlli e di conseguenti sanzioni, da parte degli istituti preposti (Sindaci, Consob, Magistratura, ecc.).

 

Il nostro costo del lavoro relativo alle produzioni di bassa e media tecnologia, è troppo elevato rispetto a quello dei paesi in via di sviluppo.