Indice ed inizio argomento "ricordo di Luca Tonello"

 

SPONTANEE DICHIARAZIONI RESE DA ALESSANDRO MANDALA' IL 31.10.00

QUESTURA DI TREVISO
Squadra Mobile

OGGETTO: Verbale delle spontanee dichiarazioni rese da MANDALA' Alessandro, nato a Treviso il 26.8.1974, residente a Treviso in via Zambeccari 14, identificato a mezzo patente di guida n° TV 2445352F, rilasciata dal Prefetto di Treviso il 13.5.1994.

Il 31 ottobre dell'anno 2000 alle ore 18.55, negli Uffici della Questura di Treviso, Squadra Mobile.
Innanzi a noi sottoscritti Uff.li e Ag.ti di P.G., Comm. Dr. Riccardo TUMMINIA - Isp.re Michele FRANZO' - V.Sov. Fabio DE COL - Ass.te Elsa MOINO, tutti in servizio presso la precitata Squadra Mobile, è presente MANDALA' Alessandro in oggetto generalizzato, il quale spontaneamente dichiara quanto segue:
""Mi chiamo MANDALA' Alessandro e vivo con i miei genitori a Treviso in via Zambeccari civico 14.
Per il lavoro che svolgo, attualmente mi appoggio alla società che offre lavoro temporaneo denominata "ADECCO" di Treviso, la quale da metà ottobre mi ha trovato attività lavorativa presso la "Benetton" di Carità di Villorba (TV).
Da circa 10 anni conosco BERTELLI Rossana, che abita in via Bertolini di Treviso, con la quale tempo addietro ho avuto una relazione sentimentale. Da circa 2-3 mesi abbiamo riallacciato il detto rapporto, anche se ero a conoscenza che contemporaneamente usciva con altri ragazzi e ragazze con i quali manteneva rapporti sessuali. Tra quest'ultimi vi era tale Luca, che so essere stato un suo ex fidanzato e che è titolare di un'autovettura Rover di colore grigio, con il quale sporadicamente si accompagnava.
Da quando ci rifrequentiamo, ogni sabato sera mi reco presso la discoteca "TNT" di Lugugnana di Portogruaro (VE), assieme alla Rossana. Preciso che il biglietto d'ingresso, le varie consumazioni e le eventuali pasticche di Ecstasy, le pago io perché la Rossana diceva sempre di essere priva di denaro. Poiché le mie risorse economiche sono limitate, capitava che entrambi chiedessimo prestiti a amici per poter permetterci di continuare a frequentare i locali pubblici.
In quest'ultimo periodo non riuscivamo più ad avere prestiti, tant'è che nel pomeriggio di sabato ultimo scorso, eravamo entrambi senza denaro. Nell'alternativa di rinunciare alla serata in discoteca, la Rossana ha deciso di incontrare il succitato "Luca", per chiedergli un prestito, rimanendo in accordo di ritrovarci alle ore 22.30 successive nei pressi di Piazza Duomo di Treviso. Appuntamento al quale la Rossana non si è presentata. Il giorno dopo la mia fidanzata mi ha telefonato, giustificandosi di essere mancata all'appuntamento in quanto i suoi genitori non l'avrebbero lasciata uscire. Nel contesto della comunicazione, la Rossana mi riferiva di aver conosciuto una ragazza di nome "Laura", che era in compagnia di "Luca". Da queste affermazioni ho dedotto che la mia fidanzata, sabato sera, si fosse incontrata con i predetti. Nello stesso pomeriggio, mi sono incontrato con la Rossana BERTELLI, nei pressi della sua abitazione, dove Lei, per l'ennesima volta mi chiedeva se mi ero procurato il denaro per andare in discoteca martedì sera, assieme ad altre tre ragazze tra cui la predetta "Laura", la quale le aveva confidato di provare una particolare attrazione nei suoi confronti. Alla risposta che ne ero privo e che ero anche disposto a rinunciare alla serata, la Rossana mi rispondeva che non intendeva rimanere a casa e che aveva già pensato come procurarseli. Lei continuava asserendo di aver già accordato un appuntamento, presso la sua abitazione, con il predetto "Luca" alle ore 21.15 successive, specificandomi che il suo intento era di potergli far eseguire un'operazione bancomat in modo che nell'occasione potesse rilevare il codice segreto. A questo punto, le ho chiesto come era intenzionata ad impossessarsi della tessera bancomat. Lei mi rispondeva che non sapeva come fare, proponendomi di intervenire a volto coperto con un'azione violenta e cioè di aggredirlo colpendolo alla testa per poi impossessarmi di detta tessera. Alla mia risposta che non ero intenzionato a dare seguito a tale azione, oltre che per la paura di essere scoperto anche perché non mi sentivo in grado di agire in quel modo, la Rossana insisteva che dovevo assolutamente portare a termine l'azione. Alla fine ci siamo lasciati con l'accordo di risentirci il giorno dopo.
Ieri, lunedì 30, mi sono recato al lavoro presso la Benetton con orario 06-12. Verso le ore 13-14 la Rossana mi ha telefonato confermandomi che si era incontrata con "Luca", riuscendo a carpirgli il codice segreto del bancomat, decidendo così di incontrarci verso le ore 16.00 successive nei pressi della sua abitazione. Giunto sul posto, lei è salita nella mia autovettura Fiat Tipo di colore blu targata NA*T36613, confermandomi che era in possesso del numero di codice segreto, quale nr.22676 oppure 22767, e che adesso dovevo intervenire Io nel modo che mi aveva già spiegato. Manifestando nuovamente la mia preoccupazione che potessi essere riconosciuto, la Rossana mi riferiva che in quel caso lo dovevo ammazzare. Dopo alcuni istanti, a seguito delle mie titubanze, Lei ha ribadito che l'unica soluzione per venire in possesso del bancomat senza avere alcun tipo di complicazione, era quella di ucciderlo colpendolo alla testa. Alla fine, su indicazione della Rossana, ci siamo accordati di incontrarci alle ore 22.00 successive sotto il ponte di Lughignano di Casale sul Sile (TV), dove Io dovevo attenderla e quando Lei scendeva dall'auto con "Luca", avrei dovuto colpirlo alle spalle.
Dopo essere arrivato a casa, la Rossana mi ha telefonato per circa sei-sette volte, per assicurarsi che non avessi cambiato idea. Verso le ore 21.00, prima di uscire da casa sono andato nel mio garage dove ho prelevato un martello/Mazzetta da muratore ed un coltello con l'impugnatura di color marrone e con il fodero beige, depositandoli nel mio zaino che si trovava nel bagagliaio posteriore della mia autovettura. Mi sono recato nei pressi del Duomo, dove incontravo il mio amico Gabrio BERTAZZONI, con il quale ho girovagato per la città, con l'intento di cercare uno spinello, senza riuscirvi. Alle ore 21.50 ho riferito al Gabrio che avevo un appuntamento a Lughignano con una persona che doveva procurarmi "del fumo". Considerando che non avrei fatto in tempo a riaccompagnare il mio amico al Duomo, mi recavo a Lughignano con lui e precisamente, giunto all'altezza della zona industriale, dalla statale svoltavo a sinistra fino ad arrivare sull'argine del Sile. Qui, svoltavo nuovamente a sinistra per una strada sterrata e dopo aver percorso un breve tratto, vedevo l'autovettura Rover di Luca parcheggiata sul lato destro. Essendo gli accordi, che io sarei dovuto arrivare prima di loro, mi trovavo disorientato, decidendo di oltrepassare detta auto e fermandomi poco più avanti in una rientranza sulla sinistra. Prima di scendere dall'auto, ordinavo al Gabrio di non muoversi che tornavo subito. Percorsi alcuni metri, venivo avvicinato dalla Rossana che mi chiedeva se ero pronto, accorgendosi nel contempo della presenza del Gabrio e chiedendomi perché me l'ero portato appresso. Spiegavo il motivo e nel vedere che io non ero deciso a portare a termine l'azione, Lei mi consigliava di chiedere al Gabrio se era disposto a prendere il mio posto. Non condividendo il suo intento, decidevo così di prelevare gli attrezzi depositati nel bagagliaio, infilandomi nella cinta dei pantaloni e rispettivamente nella parte posteriore il coltello e nella parte anteriore il martello/mazzetta. A questo punto chiedevo dov'era Luca e la Rossana mi diceva che era in attesa alcuni metri più avanti. Giunti da Luca, lo salutavo instaurando una conversazione dalla quale intuivo che la Rossana gli aveva raccontato che poco più avanti, in una casa ci attendeva una persona disposta a cederci della sostanza stupefacente del tipo hashish. Ci siamo incamminati verso la predetta abitazione, dove durante il tragitto la Rossana mi sollecitava con lo sguardo a colpire Luca, cosa che mi decidevo a fare dopo un primo ripensamento. Sfilavo il martello e colpivo Luca alla nuca, ma vedendo che non era caduto a terra, lo colpivo nuovamente alla testa, dopo del quale cadeva a terra. Lo sentivo lamentarsi e così lo colpivo nuovamente per altre due o tre volte alla nuca, dopo di che mi liberavo del martello, armandomi del coltello con il quale lo colpivo ripetutamente alla schiena. In questo ultimo frangente, scivolavo dall'impugnatura procurandomi una ferita alla mano destra. Prendevo le gambe di Luca e trascinavo il corpo sulla riva del fiume, tanto che parte di esso finiva in acqua. Cercavo nelle tasche di Luca il suo portafoglio e non trovandolo, sono corso verso l'autovettura dove però venivo bloccato dalla Rossana che subito mi chiedeva del portafoglio. Alla mia risposta negativa, ritornavamo dov'era il corpo e mentre Lei attendeva sul ciglio dell'argine dicendomi di cercare le chiavi della Rover, in quanto il portafoglio poteva essere li e dopo aver ricontrollato gli indumenti di Luca, scorgevo detto portafoglio a fianco al corpo. Consegnavo il portafoglio alla Rossana la quale durante il percorso verso la mia autovettura, prelevava il denaro ivi contenuto e la tessera bancomat, dicendomi di stare tranquillo che aveva già trovato 50.000 lire e che con la tessera bancomat avrebbe prelevato 1.500.000 subito ed altrettanto dopo la mezzanotte, nonché nella giornata di domani avrebbe fatto vari acquisti di abbigliamento. Giunti alla mia autovettura, riponevo il coltello e il portafoglio nel bagagliaio, e dopo avermi fasciato la mano con un fazzoletto, ci siamo allontanati dal posto. In quel frangente la Rossana occupava il posto anteriore destro, mentre il Gabrio si era spostato nel sedile posteriore. Da lì, ci siamo portati presso il bar di via Zermanese, conosciuto come "da Maria ae boccette", dove dopo essermi lavato le mani nella toilette, abbiamo consumato degli alcolici, pagati dalla Rossana con i 50.000 lire prelevati dal portafoglio di Luca. Successivamente ci siamo fermati presso il distributore Agip sito alla rotonda di San Lazzaro, dove il Gabrio mi prestava 10.000 lire per la benzina. In seguito siamo andati in centro dove, sempre il Gabrio, acquistava del "fumo" da un ignoto marocchino e che insieme abbiamo consumato mentre in macchina ci recavamo presso la Banca Popolare di Verona sita in zona San Lazzaro. Scesa la Rossana, tentava di effettuare un prelievo allo sportello bancomat, usando la tessera di Luca, senza però riuscirvi. Recatici nell'altra filiale di via Canova, dopo essere sceso con Lei, constatavamo che il bancomat era fuori servizio. Rossana, accortasi dell'ora tarda, telefonava alla sua famiglia avvisandola che ritardava. Dopo esserci fumato dell'altro Hashish, ho accompagnato la Rossana presso la sua abitazione e dopo essere sceso dall'auto assieme a quest'ultima, mi ha chiesto di insegnarle come si fa ad uccidere una persona. Rispondevo che non era il momento di scherzare, consegnandomi la tessera bancomat di "Luca", perché aveva paura di tenerlo in casa. Dopo esserci accordati di incontrarci l'indomani mattina alle ore 09.00 per ritentare i prelievi di denaro, mi sono allontanato con a bordo il mio amico Gabrio portandomi nella strada che collega la rotonda della tangenziale dell'ospedale a via S. Antonino. Lì sono sceso e con la scusa di urinare mi sono liberandomi del portafoglio di "Luca". A questo punto abbiamo deciso di far ritorno verso casa e nel mentre abbiamo consumato dell'altro Hashish.
Prima di coricarmi verso le ore 01.00 del 31 ottobre 2000, ho riposto il coltello nel garage. Non ho dormito per tutta la notte e verso le ore 05.30 successive sono uscito da casa per far intendere ai miei genitori che mi sarei recato al lavoro. Prima di allontanarmi dalla mia abitazione, ripulivo il coltello dalle macchie di sangue, riponendolo al suo posto. Mi sono recato presso il bar "Scaramacai", fermandomi per circa un'ora. Dopo di che, verso le ore 07.30 sono andato presso la chiesa di Sacro Cuore, vicino a viale Luzzati, dove vi rimanevo per circa tre quarti d'ora. In seguito mi sono portato nelle vicinanze dell'abitazione della Rossana, dove verso le ore 09.00 è uscita, notando la sua espressione felice, come se nulla fosse accaduto. Poco dopo mi sono fermato in una cabina telefonica, da dove ho telefonato alla "Adecco" avvisandoli che non potevo recarmi al lavoro perché mi ero procurato una ferita alla mano e che appena possibile gli avrei recapitato il certificato medico. Ci siamo recati presso il distributore Agip di viale Felissent, sito di fronte all'albergo "Ai due Ragni", dove, prima di effettuare rifornimento, chiedevo all'addetta alla cassa di accertare il funzionamento della tessera bancomat, il quale non veniva accettato. Durante detto tragitto, la Rossana ha espresso la volontà di commettere altri omicidi e di approfittare delle persone che uscivano dalla discoteca sotto l'effetto dell'ecstasy per asportargli il portafoglio. Partiti dal predetto distributore, ci siamo recati presso la Banca Popolare di Verona di via Canova di Treviso, dove, come riferitomi, ha tentato di eseguire un prelievo senza riuscirvi. Non contenta, l'ho accompagnata presso la filiale della Banca Nazionale del Lavoro di viale Monfenera, dove la attendevo all'esterno per circa 20 minuti. Lì, dove Lei è correntista ma senza credito come a suo dire, ha cercato di farsi fare un prestito senza ottenerlo. Preciso che il bancomat di Luca è rimasto in suo possesso. Dopo averla accompagnata a casa, mi sono portato presso lo studio del mio medico curante, Dott. POLIN Roberto, sito a S. Zeno, dove giustificavo la mia ferita alla mano come un incidente in casa col taglierino. Vista la ferita, il medico mi consigliava di recarmi presso il pronto soccorso, dove, dopo aver dato la medesima giustificazione, i sanitari mi cucivano la ferita con una prognosi di giorni 10.
Verso le 13.10 successive, sono tornato a casa, riferendo ai miei genitori che mi ero procurato una leggera ferita durante il lavoro. Dopo poco mi ha telefonato la Rossana riferendomi che la "Laura" sapeva tutto di "Luca". Non avendo capito bene cosa avesse voluto intendere la Rossana, mi sono recato presso la sua abitazione dove mi spiegava che la madre di "Luca" aveva fatto delle telefonate ai vari amici del figlio chiedendo notizie in merito al suo mancato rientro a casa precisando che non si era presentato al posto di lavoro. Prima di tornare a casa, sono passato per la società "Adecco", per consegnare il referto del pronto soccorso, il quale non veniva accettato perché non confermato dal mio medico curante. Arrivato a casa, non mi sono più allontanato fino al vostro arrivo.""
Di quanto sopra è stato redatto il presente verbale che, previa lettura e conferma, viene sottoscritto dai verbalizzanti e dal MANDALA' Alessandro.

firme varie