Indice ed inizio argomento "ricordo di Luca Tonello"
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INTERROGATORIO DEL P.M. LUISA NAPOLITANO A ALESSANDRO MANDALA' DEL 21.12.00 |
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE
TREVISO
VERBALE DI INTERROGATORIO DI
PERSONA SOTTOPOSTA ALLE INDAGINI
ARTT. 64 E SEGG., 370 E SEGG. C.P.P., 21 D.LV. 271/89
In data 21.12.00 , alle ore 9.45, presso i
locali della Sezione Matricola della Casa Circondariale di Treviso, in relazione
al procedimento emarginato, innanzi P.M. D.ssa Luisa Napolitano, assistito per
la redazione del presente verbale dall'isp. sup. PANIGHEL Arturo, della locale
sezione di P.G., è comparso MANDALA' Alessandro, che richiesto delle
generalità e quanto altro valga ad identificarlo, con l'ammonizione delle
conseguenze alle quali si espone chi si rifiuta di darle o le dà false,
risponde:
sono: MANDALA' Alessandro, già in atti compiutamente indicata,
Invitato ad esercitare la facoltà di nominare un difensore di fiducia per il caso che non vi abbia già provveduto o che intenda nominarne un altro, dichiara: confermo la nomina in atti del qui presente difensore di fiducia Avv. Diego MELIOLI di questo foro.
Il Pubblico Ministero invita l'indagato a fornire la propria versione dei fatti in relazione alle contestazioni che gli sono ben note. Lo invita, perciò, ad esporre quanto ritiene utile a sua difesa con avviso che ha facoltà di non rispondere e che se anche non risponde il procedimento seguirà il suo corso.
L'indagato dichiara: "intendo rispondere
alle domande".
Circa 4 - 5 giorni prima della notte dell'omicidio la Rossana Bertelli, che era
la mia ragazza, mi manifestò la sia idea di voler rapinare Luca Tonello della
carta di credito. Lei diceva di sapere bene di quanto poteva disporre quella
carta di credito; in particolare sapeva che la capienza era di 3 milioni, oltre
a 1.500.000 "in rosso". L'ideazione della rapina fu opera solo della
Bertelli, anche perché io, anche se ho avuto bisogno di soldi, ho fatto debiti
con amici o con le banche ma non ho mai rubato né rapinato nessuno.
Non posso negare che anche a me i soldi avrebbero fatto comodo perché da tempo
faccio uso di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish, pastiglie di ecstasy e
lsd, mai di eroina).
I soldi alla Bertelli sarebbero serviti per trascorrere la serata del 31
ottobre, la serata di Halloway, in discoteca. Io non avevo nessuna necessità di
andare a questa festa e gli avevo detto che avrei potuto trascorrerla a casa
mentre lei continuò ad insistere quando ci incontravamo e quando ci sentivamo
per telefono.
Il sabato precedente all'omicidio la Bertelli si incontrò con il Tonello.
Preciso che quella sera la predetta aveva un appuntamento con me ma non si
presentò, né mi disse mai di essere andata con il Tonello. Questo io lo ho
appreso successivamente in Questura al momento del mio arresto: la Bertelli mi
aveva detto di essere rimasta a casa con i suoi genitori e di aver visto un
attimo il Tonello allo scopo di chiedergli dei soldi sempre per il martedì.
Incontrai la Bertelli la domenica successiva e lei mi spiegò il piano a cui
aveva pensato per realizzare la rapina: poiché lei conosceva bene il Tonello,
aveva detto che la sera stessa della domenica aveva un appuntamento con lui
sotto casa sua e che avrebbe approfittato di quell'incontro per scoprire il
numero di codice della carta di credito che fino a quel momento diceva di non
conoscere. Verso le 13 del lunedì successivo, quando tornai dal lavoro, la
Bertelli mi telefonò per avvertirmi che era tutto a posto, che era uscita con
il Tonello e che era riuscita a memorizzare il numero di codice mentre il
Tonello faceva un'operazione presso uno sportello della Banca Popolare di Verona
che è vicino al Duomo di Treviso. Già domenica la Bertelli mi aveva detto
quale sarebbe stato il suo piano: avrebbe dato un appuntamento al Tonello alle
22 del giorno 30 ottobre, al ponte di Lughignano, anzi questo appuntamento era
con me a Lughignano e lei sarebbe arrivata lì con il Tonello.
Preciso a questo punto che io avevo incontrato 3 - 4 volte il Tonello nei mesi
precedenti, l'ultima volta lo avevo visto un mese prima, alla discoteca TNT di
Lugugnana di Portugruaro e tutte le volte abbiamo fumato assieme hashish o
mariuana. Preciso che la sera che lo incontrai in discoteca, ed io ero in
compagnia della Bertelli, cedetti al Tonello una pastiglia di ecstasy.
La Bertelli circa una settimana prima dell'omicidio aveva assicurato il Tonello
che gli avrebbe procurato dell'hashish; in particolare si fece da lui 50.000
lire a detto scopo e poi venne con me e spese quei soldi per acquistare del
"fumo", il che avrebbe fatto arrabbiare il Tonello, perché a questo
proposito la Bertelli mi disse che temeva il Tonello che una volta incontrammo
in discoteca. Preciso a questo punto, poiché mi si è contestato che prima ho
parlato di un mese e poi di una settimana, che l'ultimo incontro in discoteca
fra me ed il Tonello avvenne due settimane prima della sua morte.
La sera del 30 ottobre la Bertelli avrebbe portato il Tonello a Lughignano con
la scusa di acquistare del "fumo", e il Tonello sarebbe andato per
evitare che la predetta ripetesse "il pacco" che aveva già fatto. In
quella zona si va solo a fumare e nessuno vende fumo, ma la Bertelli lo fece
credere al Tonello.
Il piano ideato dalla Bertelli e concordato con me era questo: io sarei dovuto
arrivare circa 5 minuti prima delle 22 sul posto che ho detto per potermi
nascondere con l'auto in uno spiazzo, coperto dagli alberi, dalla parte opposta
del canale, poi al loro arrivo avrei dovuto scendere dalla macchina senza farmi
vedere, con un passamontagna in testa (io dissi alla Bertelli che non avevo un
passamontagna e perciò avevo portato un berretto di lana che mi copriva il
viso), avrei dovuto colpire il Tonello appena
usciva dalla macchina con una mazza da Baseball (che io dissi alla Bertelli che
non avevo, per cui decidemmo con la Bertelli che avrei portato qualcosa di
pesante, anche perché mi rifiutai con la Bertelli di agire usando solo le mani
perché non ero capace), avrei dovuto tramortirlo, avrei dovuto prendere il
portafoglio del Tonello e poi la Bertelli sarebbe dovuta venire con me. Questa
cosa che venisse via con me mi sembrava assurda e lo dissi alla Bertelli; lei
rispose che il Tonello non mi avrebbe riconosciuto e che, quando lui fosse
rinvenuto, lei avrebbe riferito al Tonello che sarebbe scappata per la paura.
La carta di credito avrebbe dovuto essere utilizzata subito perché avevo
pensato che potesse essere bloccata dal Tonello e la somma che confidavamo di
ottenere era di tre milioni, somma che avremmo diviso tra di noi paritariamente.
In particolare la Bertelli disse che l'indomani avrebbe acquistato abiti,
sarebbe andata dalla parrucchiera ed avrebbe acquistato dei regali per me, oltre
agli acquisti di pastiglie, hashish e cocaina e le spese per la discoteca,
nonché il pieno della benzina per la mia auto.
Io, prima di accettare questo accordo, tentai a lungo di convincere la Bertelli
a chiedere un prestito al Tonello perché non avrei voluto nemmeno colpirlo per
la rapina.
Nel pomeriggio del 30 ottobre, verso le ore 16, mi incontrai con la Bertelli e
continuò a ripetermi il piano che io continuavo a disapprovare. La Bertelli mi
tranquillizzava che tutto sarebbe andato per il meglio in quella mezz'ora che
rimanemmo insieme.
Quando tornai a casa ricevetti dalla Bertelli almeno 4 - 5 telefonate, nelle
quali mi chiedeva se ero tranquillo e se ero convinto di quanto dovevamo fare.
Nelle prime telefonate io continuai a dimostrare perplessità ma nell'ultima ho
ceduto e le dissi che ero d'accordo; e saranno state a quel punto, circa le
19.30. Come ho già detto la Bertelli aveva già l'appuntamento con il Tonello
alle 21.15. Dopodicche io cenai e verso le 20.30 - 20.40 io uscii di casa con la
mia auto e presi dal garage una mazzetta di ferro dalle dimensioni, nella parte
in metallo di circa 10 cm.. Viene rammostrato all'indagato i rilievi fotografico
n° 45 e 46 e cioè la mazzetta sequestrata e lo stesso la riconosce come quella
utilizzata da lui. Io riposi la mazzetta nel bagagliaio all'interno di uno zaino
e presi il berretto che tenni nell'abitacolo dell'auto. Quanto al coltello lo
avevo per caso in auto perché mi era servito per tagliare fumo; si trattava di
un coltello da scout, che aveva una custodia in pelle e il manico era in legno e
preciso che nel nostro progetto questa arma non avrebbe dovuto essere
utilizzata.
Il coltello in macchina lo tenevo tra lo schienale ribaltabile e il sedile
dell'auto, falla parte del passeggero.
Dopo essere uscito di casa, poiché era presto, andai con l'auto nella zona di
via canoniche dove c'è il mosaico per andare con Gabrio Bertazzoni, il quale so
che a quell'ora era in quella zona, a fumare dell'hashish, sperando che l'avesse
lui. Il Gabrio mi disse che non aveva dell'hashish ma che aveva soldi per
comprarlo. Il Gabrio, che incontrai verso le 20.45 - 20.50, mi chiese di
accompagnarlo in qualche posto con l'auto a comprare "fumo". Io gli
dissi che ero di fretta e che ero anche senza benzina; egli mi disse che mi
avrebbe pagato 10 mila lire di benzina. Prima che Gabrio sedesse in auto io
tolsi il coltello da dov'era per paura che lui lo vedesse e me lo nascosi
all'interno dei pantaloni, nella parte posteriore. Il Gabrio mi disse che aveva
100.000 lire intere e per fare benzina, mi fermai al bar "Scaramakai"
in strada Ovest, per cambiare quei soldi. Poi andammo da un amico a Santa Bona
che non aveva droga, poi andammo in un par di fronte all'ippodromo a Treviso.
Per non perdere tempo a riaccompagnare il Bertazzoni in Piazza Duomo, decisi di
portarlo con me a ponte di Lughignano.
A domanda: Preciso che il percorso che io feci in auto fu di passare per Santa
Maria del Rovere, prendendo poi la circonvallazione esterna nell'unica direzione
possibile verso la Stazione Ferroviaria di Treviso e arrivato a questo punto
presi la strada che porta alla fabbrica "Del Negro", ho superato la
Chiesa Votiva e poi ho svoltato a sinistra (alla chiesa Votiva). Preciso che io
non dissi al Gabrio nulla di quanto io stavo per fare nei confronti del Tonello.
Io raggiunsi il posto concordato con la Bertelli e arrivai lì alle 21.50 21.51
al massimo e mi accorsi subito che era già parcheggiata la macchina del
Tonello, così come la vedo dalle foto 43 e 44. Io immaginai, perché non
riuscivo a vedere bene, che Tonello e la Bertelli fossero all'interno dell'auto.
Io fui incerto sul da farsi e cioè se parcheggiare la mia auto dietro quella
del Tonello o andarmene (preciso che il Tonello conosceva la mia auto) e decisi,
in pochi istanti, di parcheggiarla oltre la sua, in una insenatura a sinistra
della strada. Anche in questa operazione non ebbi modo di vedere se i due
fossero o meno all'interno di quell'auto. Una volta spento il motore, rimasi due
minuti con il Gabrio al quale dissi che avrei avuto bisogno di circa 5 - 10
minuti per la questione della droga. Dopo circa due minuti mi vidi Rossana a
fianco del mio finestrino e a quel punto io scesi dall'auto senza mettermi il
berretto, per il fatto anche che la Bertelli si era avvicinata e pensando che il
Tonello a quel punto mi avrebbe visto. La Bertelli mi disse se ero pronto e io
le risposi di no perché erano cambiate le cose rispetto al nostro piano. Lei mi
disse che il Tonello era più avanti lungo la strada (io non lo riuscivo a
vedere), e che stava aspettando per acquistare la droga e lei insistette per
andare avanti nella rapina. Non ci accordammo su come sarebbero dovute andare
avanti le cose a questo punto. Io presi la mazzetta dal cofano e la Bertelli
vide questo e anche che la nascosi nei pantaloni davanti. Io non sò se il
Bertazzoni sentì quanto ci dicevamo io e la Bertelli, ma penso di no perché
parlavamo sottovoce e nell'auto la musica era accesa; sicuramente il Bertazzoni
non vide che cosa io presi dall'auto.
La Bertelli mi diceva di muovermi prima che il Tonello tornasse indietro non mi
diceva di coprirmi il volto né io ci pensai più. Ci avviammo lungo la strada
verso sinistra in direzione del Tonello che vidi solo quando arrivammo davanti a
lui. Preciso che percorso solo 10 o 20 metri in tutto. Nel frattempo io ho
pensato tra di me di dire al Tonello che nella casa più avanti c'era un ragazzo
che ci avrebbe venduto del "fumo". Restando fermi nel posto in cui era
il Tonello, tutti e tre ci accendemmo una sigaretta; ora non ricordo come ce le
accendemmo queste sigarette, ho solo un vago ricordo di aver forse preso un
accendino dall'auto prima di scendere. Restammo fermi in quel posto per circa un
quarto d'ora tutti e tre in quel posto, parlando del più e del meno. Il Tonello
non fu meravigliato di vedermi lì.
Successivamente io decisi di dire al Tonello ed alla Rossana che me ne sarei
andato perché secondo me il fornitore di droga non sarebbe più arrivato.
Tonello e la Bertelli dissero che loro invece si sarebbero trattenuti. Io feci
finta di andarmene, ma in realtà mi nascosi senza farmi vedere vicino alla mia
auto e approfittai di un momento che i due erano di spalle per colpire alla nuca
il Tonello con la Mazzetta. Preciso che il Tonello e la Bertelli erano andati
avanti di altri 15 - 20 metri, rispetto al punto in cui eravamo stati fermi
tutti e tre.
Quando colpii alla nuca il Tonello questi anziché perdere i sensi (forse io per
la paura non diedi un colpo sufficientemente forte) egli si voltò verso di me
urlando e aggredendomi nel senso che mi prese per il petto. La Rossana cominciò
ad urlare facendo il mio nome ed i cani della casa ad abbaiare. A quel punto io
non capii più nulla e utilizzai la mazzetta contro il Tonello colpendolo ancora
alla nuca e a quel punto il Tonello finì a terra senza tuttavia perdere i
sensi. A quel punto io vidi la Rossana andare verso l'auto. Io colpii di nuovo
il Tonello alla nuca. Il Tonello continuava a parlarmi con una voce
"trasformata", non si esprimeva con parole comprensibili. Io fui preso
dalla paura e di istinto continuai a colpire il Tonello e in tutto lo colpii
quattro volte sempre alla testa, forse anche verso una delle tempie,credo quella
sinistra. Al quarto colpo io sentii del sangue del Tonello arrivarmi sul viso
(lui era per terra ed io ero in ginocchio). A quel punto mi venne istintivo
gettare via la mazzetta e non so dove andò a finire. Il Tonello continuava a
rantolare e questo mi spaventò ancora di più e presi il coltello e lo colpii
alla schiena perché era prono. Al primo colpo mi sono tagliato la mano e
poiché la mano mi faceva molto male non ebbi neanche tanta forza nel colpire. A
quel punto io scappai subito lasciando il corpo tra la strada e l'argine con il
coltello in mano anche perché mi ero dimenticato di tutto e della rapina:
avevo tanta paura addosso e mi veniva da vomitare. Nel frattempo vidi venirmi
incontro la Rossana che mi diceva di calmarmi e di stare tranquillo perché
"non era successo niente" e mi chiese se avessi preso il portafoglio;
io le dissi di no e insieme tornammo indietro. Il corpo era tra la strada e il
ciglio e chiesi di prendere lei il portafoglio perché non avevo più coraggio.
Lei disse di no e io allora andai, presi il Tonello per le gambe e lo trascinai
verso l'acqua, e cercai per un po' inutilmente il portafoglio addosso al
Tonello. Poi mi accorsi che era a terra a fianco a lui e lo raccolsi. Forse il
portafoglio era caduto trascinando il corpo del Tonello e lo trovai a
fianco a lui quando era già vicino all'acqua. Poi tornai sulla strada e
consegnai il portafoglio alla Rossana e preciso che nel frattempo il coltello me
l'ero messo addosso. La Bertelli continuò a tranquillizzarmi e, davanti a lei,
riposi il coltello e il portafoglio del Tonello, da cui la Bertelli aveva preso
la carta di credito e 50.000 lire, nello zaino nel bagagliaio. Dopo aver chiuso
il bagagliaio mi legai un fazzoletto di stoffa intorno alla mano che sanguinava
abbondantemente. Notai che il Bertazzoni era seduto sul sedile posteriore e non
più su quello anteriore del passeggero. Salii quindi alla guida dell'auto
facendo finta di niente con il Gabrio che non mi disse nulla, almeno io non
sentii nulla. La Rossana si sedette vicino a me e continuava a parlare, ma io
non volevo far sentir nulla al Gabrio ed alzai il volume della radio; andammo
via da lì e la Bertelli ad un certo punto mi disse che la carta di credito non
era utilizzabile quella sera, perché aveva visto che il Tonello quella sera non
era riuscito ad effettuare il prelievo con la carta di credito. Io le contestai
subito perché non me l'avesse detto prima, ma lei disse che era tranquilla
perché altre volte le era capitato di visto dopo qualche ora la carta di
credito di Luca aveva funzionato. Andammo subito al bar "alle
boccette" e li bevemmo tutti e tre due montenegri a testa. Io andai in
bagno chiedendo la chiave al gestore e mi tolsi il fazzoletto che era
insanguinato, bagnai la ferita con l'acqua corrente poi mi rimisi il fazzoletto.
Uscii poi un attimo all'esterno per buttare via il fazzoletto nel cestino delle
immondizia e poi presi un pezzo di una ti - shirt che avevo in macchina e con
questa mi fasciai una mano. Da lì telefonai ad un marocchino che era un mio
fornitore di droga ma non riuscii a contattarlo. Poi chiamai un tale Silvio e
nemmeno con questo non riuscii a parlare. La Bertelli pagò il conto del liquore
e acquistò le sigarette con le 50.000 lire del Tonello. Andammo a fare benzina
e pagò il Gabrio con 10.000 lire. Rossana volle andare a provare il
prelevamento e andammo nella Banca Popolare di Verona in Via Terraglio e
ritornò dicendo che il codice risultava errato. Io e la Bertelli stavamo sempre
attenti che Gabrio non capisse nulla e dicevamo che quella carta di credito era
nostra.
Andammo poi alla filiale della Banca Popolare di Verona dove si recava sempre il
Tonello, vicino al Duomo, e il codice risultò sempre inesatto quando la
Bertelli tentò il prelevamento. Andammo poi in una cabina telefonica a chiamare
il predetto Silvio e fu il Gabrio a chiamarlo. Dopo 10 - 15 minuti il Gabrio
richiamò, come d'accordo Silvio e si diedero appuntamento dietro Piazza dei
Signori e Gabrio tornò indietro con 50 mile di "fumo" e fumammo tutti
e tre insieme in macchina, mentre io guidavo. Tentammo un altro paio di volte
dei prelevamenti, tutti negativi. Finché verso mezzanotte la Bertelli avvisò
la madre che sarebbe andata a casa dopo circa mezz'ora perché era con me a
vedere un film. Fumammo ancora tutti e tre ed effettuammo un altro tentativo di
prelevamento e questa volta scesi anch'io per aiutare la Bertelli e mi avvidi
che era un bancomat e, una volta battuto il numero di codice, risultò la
scritta che si trattava di una carta non abilitata. Mentre accompagnavamo a casa
la Rossana, verso mezzanotte e mezza, fumammo l'ultima "canna". Mi
tenni io il bancomat e la Rossana disse che l'indomani voleva anche lei provare
ad usarlo. Ci demmo appuntamento per l'indomani alle ore 9, perché mi ero reso
conto che non sarei potuto andare al lavoro perché stavo malissimo.
Accompagnai il Gabrio a casa sua e da lì tornai a casa mia. Lasciai l'auto
fuori, riposi il coltello al suo posto in garage. Andai a letto quasi subito e
passai la notte in bianco. Alle 5.15 feci a casa la scena di andare a lavorare e
in effetti uscii alle 5.40 circa. Andai al bar "scaramacai" e lì
rimasi un'ora. Alle 7 andai in chiesa al Sacro Cuore che era chiusa ed attesi
fino alle ore 7.30, entrai in chiesa e piansi per 10 minuti chiedendo perdono a
Dio. Andai in un bar di Viale Luzzati e rimasi lì per circa mezz'ora.
A domanda: Preciso che avevo tentato inutilmente di usare il bancomat appena
uscito di casa in via Terraglio.
Smentisco quanto avevo detto alla Polizia il 31.10.00, riguardo al fatto che la
Rossana mi aveva detto che se il Tonello mi avesse riconosciuto avrei dovuto
ucciderlo.
Alla domanda del P.M.: Mi sono liberato del portafoglio un attimo prima di
portare a casa il Gabrio, quando questi era ancora con me; nell'aprire il cofano
dissi al Gabrio che dovevo fare pìpì, lasciai la macchina accesa, aprii il
cofano presi il portafoglio e lo gettai in una zona vicino a casa mia e di
Gabrio (a 5 minuti di macchina).
Gli abiti che avevo al momento dell'omicidio erano sporchi non sò se di sangue
o di terra e mia mamma lavò, come sua abitudine, i calzini ed i pantaloni. Il
maglione rimase nella mia stanza.
Credo di aver dato il coltello in mano alla Bertelli perché lo riponesse nel
bagagliaio. Non sò se il portafoglio fosse insanguinato quando lo diede alla
Bertelli.
Gli scarponi che ho usato la sera del delitto sono quelli che sono stati
sequestrati.
Non mi accorsi di aver sfondato la testa del Tonello si da fargli venir fuori il
cervello.
Quando trascinai il corpo del Tonello verso l'acqua, evitai sempre di guardarlo,
anche se, se non sbaglio, il corpo era a pancia in su. Ricordo solo che quando
cercai il portafoglio le tasche dei pantaloni e della giacca che ispezionai
erano quelli anteriori e perciò suppongo di aver lasciato il corpo a pancia in
su. Escludo di essere stato aiutato da Bertazzoni o dalla Bertelli a trascinare
il corpo del Tonello al fiume.
Chiuso alle ore 12.15.
Si dà atto che le fasi dell'interrogatorio sono state integralmente registrate
su microcassetta.
Letto, confermato, sottoscritto.
Il Pubblico Ministero
-D.ssa Luisa NAPOLITANO-
firma
Si depositi in cancelleria da domani per giorni 5
firme varie
x rinuncia al deposito e prescrizione
sigla