Indice ed inizio argomento "ricordo di Luca Tonello"
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INTERROGATORIO DEL P.M. LUISA NAPOLITANO A ROSSANA BERTELLI, DEL 14.12.00 |
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE
TREVISO
VERBALE DI INTERROGATORIO DI
PERSONA SOTTOPOSTA ALLE INDAGINI
ARTT. 64 E SEGG., 370 E SEGG. C.P.P., 21 D.LV. 271/89
In data 14.12.00 , alle ore 11.45, presso i
locali della Sezione Matricola della Casa Circondariale di Treviso, in relazione
al procedimento emarginato, innanzi P.M. D.ssa Luisa Napolitano, assistito per
la redazione del presente verbale dall'isp. sup. PANIGHEL Arturo, della locale
sezione di P.G. aliquota Polizia di Stato, è comparso BERTELLI Rossana, che
richiesto delle generalità e quanto altro valga ad identificarlo, con
l'ammonizione delle conseguenze alle quali si espone chi si rifiuta di darle o
le dà false, risponde:
sono: BERTELLI Rossana, già in atti compiutamente indicata,
Invitato ad esercitare la facoltà di nominare un difensore di fiducia per il caso che non vi abbia già provveduto o che intenda nominarne un altro, dichiara: confermo la nomina in atti del qui presente Avv. Monica Gallina anche in sostituzione dell'Avv. Gianluigi Gallina di fiducia.
Il Pubblico Ministero fa riferimento ai fatti che sono già stati contestati all'indagata nell'udienza di convalida del 3.11.2000.
Pertanto la invita ad esporre quanto ritiene utile a sua difesa con avviso che ha facoltà di non rispondere e che se anche non risponde il procedimento seguirà il suo corso.
Dichiara: "intendo rispondere alle domande".
"Ribadisco che l'accordo con il Mandalà
l'avevo preso già la sera del lunedì 29 e anche se mi viene contestato che ci
furono delle telefonate tra di noi nella giornata del 30, esse avevano ad
oggetto altre cose.
L'intenzione mia e del Mandalà era quella,
solo, di rapinare il Tonello. L'accordo era che Mandalà sarebbe arrivato
mascherato con un passamontagna ed in particolare sarebbe dovuto giungere sul
posto prima di me e del Tonello e lasciare la sua macchina prima dell'inizio
della strada sterrata. Egli avrebbe dovuto solo stordire, con una botta in
testa, il Tonello. Questo avrebbe dovuto fare tutto da solo. L'idea era che
appena Tonello fosse sceso dall'auto, Mandalà avrebbe dovuto colpirlo, uscendo
dal posto in cui avrebbe dovuto essere nascosto e cioè nei pressi della zona
sottostante il cavalcavia dell'autostrada. Quando io scesi dall'auto con il
Tonello vidi arrivare, dopo cinque minuti, un'autovettura che non fui in grado
di riconoscere subito perché era buio, ma soprattutto perché vi erano due
persone in macchina, anziché una come io mi aspettavo. L'autovettura andò a
fermarsi subito dopo il ponte, dalla stessa parte della strada ove era
parcheggiata quella del Tonello, avanti di questa di circa 5 metri, anzi preciso
dalla parte opposta della strada, rispetto a quella dove era la macchia del
Tonello. Dissi al Tonello che sarei andata a vedere di chi si trattava, senza
aver ancora riconosciuto l'auto del Mandalà. Il Tonello restò quindi a circa
10 metri più avanti rispetto al punto in cui era parcheggiata la sua auto.
Mentre mi stavo avvicinando vidi il Mandalà uscire dall'auto a viso scoperto e
subito gli chiesi cosa si facesse quell'altro ragazzo che io conoscevo come
Gabrio. Il Tonello non sentì niente dei nostri discorsi. Il Mandalà mi rispose
che Gabrio era venuto per accompagnarlo. Io invitai il Mandalà a venire verso
il Tonello. Io avevo visto il Mandalà aprire il bagagliaio ma non prendere alle
armi; ne lui mi disse di averle con sé. Io invitai il Mandalà a venire verso
il Tonello. Preciso che io avevo detto al Tonello che dovevamo recarsi in una
abitazione a comperare dell'hashish per me e per lui e allora il Mandalà
sarebbe dovuto venire con noi verso la casa. Il Tonello non si sorprese perché
dissi che anche il Mandalà era venuto a comprare droga. Ci avviammo tutti e tre
verso la strada; il Tonello chiese al Mandalà cosa faceva lì ed egli gli
confermò che era venuto a comprare droga. Percorremmo circa 100 metri nella
semi oscurità ed arrivammo quasi davanti alla casa che si trovava sulla
sinistra. Preciso che quando arrivò l'auto del Mandalà il Tonello aveva una
sigaretta accesa, mentre, a quanto ricordo, nessuno di noi tre fumò sul posto.
Camminavamo io davanti ed il Tonello e il Mandalà dietro. Ad un certo punto
sentii gridare il Tonello per dolore e girandomi lo vidi a terra. Il Mandalà
era in piedi e non ho visto se avesse qualcosa in mano. Io chiesi al Mandalà
cosa fai, mentre il Tonello si rialzava e tentava di reagire. Come ho già detto
mi spaventai e corsi verso l'auto del Mandalà.
A contestazione del P.M. che la "botta in testa" era nel piano
originario (anche se il Mandalà avrebbe dovuto essere a volto coperto),
l'indagata precisa che si spaventò perché il Tonello gridò e perché vide il
Mandalà tirare fuori un martello e non voleva assistere al resto
dell'aggressione.
Sempre a domanda del P.M. sul perché non chiese l'intervento del Gabrio per
aiutare il Tonello l'indagata risponde che non lo fece perché non voleva far
sapere al Gabrio della rapina.
"Preciso che la botta al Mandalà era stata data sulla nuca e confermo che
non vidi direttamente il Mandalà colpire il Tonello in altro modo. Voglio
precisare che io invitai il Mandalà a fermarsi dopo che aveva colpito la prima
volta, ma il Mandalà non rispose alla mia esortazione.
Le uniche parole che sentii dire dal Tonello, anche mentre ritornavo verso
l'auto del Mandalà furono: "Ahi, cosa stai facendo".
Penso che trascorsero 5 o 10 minuti - non sò dire con precisione - dal momento
in cui lasciai il Tonello vivo a quando scesi dall'auto del Mandalà per vedere
cosa era successo.
Io incontrai il Mandalà a circa 20 metri dall'auto e per prima cosa gli chiesi
se avesse preso il portafoglio; tra di noi non dicemmo nulla su quella che era
stata la sorte del Tonello, ma ci avviammo verso il posto dove il Tonello era
stato colpito. Io non vidi il corpo del Tonello sulla strada, ne guardai
altrove. Il Mandalà scese dall'argine, verso il fiume, e ritornò con il
portafoglio.
A domanda: "Io guardai da un'altra parte perché questo mi venne spontaneo
di fare e quindi non seguii con lo sguardo quanto il Mandalà andò a fare. Il
Mandalà ci mise un paio di minuti a recuperare il portafoglio che io non so il
Tonello ove tenesse. Il Mandalà consegnò a me il portafoglio e non era
bagnato. Fatti due - tre passi, nella direzione in cui era parcheggiata l'auto,
in un punto dove c'era più luce, notai che il portafogli era insanguinato e che
anch'io mi ero sporcato mi pare, la mano destra di sangue. A quel punto io
chiesi al Mandalà cosa aveva combinato e lui mi rispose che aveva ammazzato il
Tonello e mi mostrò anche il coltello che aveva usato, che sino ad allora aveva
tenuto nascosto addosso. Io consigliai al Mandalà di buttare via il coltello e,
anche se non ricordo della scena precisa, ricordo di aver preso in mano il
coltello, di essermi spaventata e di averlo buttato per terra. Il Mandalà lo
raccolse e lo mise in zaino nel bagagliaio dell'auto. Quando aprii il
portabagagli e ci fu più luce io notai che il Mandalà aveva tutta una mano
sporca di sangue. Fu solo in macchina però, mentre guidava, che cominciò a
sentire male e capì di essersi ferito a quella mano.
Confermo che tentammo inutilmente di utilizzare la carta di credito del Tonello
presso gli sportelli automatici di due banche.
Dal bar poi telefonarono Mandalà e Gabrio. Quest'ultimo chiamò qualcuno per
acquistare droga con soldi suoi e usciti dal bar andammo in centro a Treviso,
dove Gabrio incontrò questa persona che gliela consegnò. Si trattò di hashish
per lo stesso Gabrio. Non so a chi telefonò il Mandalà: non era per l'acquisto
di droga; mi pare non trovò la persona che cercava.
Quando fui accompagnata a casa mia da Mandalà e Gabrio, io consegnai il
portafoglio al Mandalà da cui mancavano sole le 50.000 lire che avevamo speso
al bar e lasciai la carta di credito nel portafoglio.
Il Mandalà mi riconsegnò la carta di credito il pomeriggio del 31 ottobre,
fuori casa mia, perché non voleva correre rischi nel portarla con sé.
La sera prima avevo consigliato il Mandalà di gettare via il portafoglio.
Io chiesi al Mandalà, l'indomani, "se era bello uccidere", per
rimproverarlo di quanto aveva fatto ed egli disse che preferiva non parlarne.
Quando avevamo progettato la rapina io e il Mandalà pensavamo di poter
ottenere, utilizzando la carta di credito, 1.500.000 lire, che era il massimo -
io pensavo - possibile, come prelievo giornaliero e avevamo messo in conto che
la carta di credito prima o poi sarebbe stata bloccata. I soldi servivano a me
per le spese personali di abbigliamento. Escludo, nel modo più assoluto, che mi
servissero per un viaggio in Germania.
Davide l'avevo chiamato circa 10 giorni prima dell'omicidio del Tonello e nei
giorni del fatto non l'avevo sentito. A Davide avevo chiesto dei soldi per
andare una serata in discoteca con Alessandro.
A Tonello avevo chiesto soldi in prestito il sabato prima del suo omicidio,
quando andai con lui in discoteca, e lui mi rifiutò il prestito.
Preciso che io avevo portato il Tonello, sul posto del delitto con la scusa di
acquistare della droga e non per avere rapporti sessuali con lui.
Il Mandalà era geloso del Tonello ma senza ragione in quanto io non avevo
ripreso ad avere rapporti sessuali con il Tonello.
Null'altro ho da aggiungere.
Chiuso alle ore 12.55 odierne.
Il difensore non ha nulla da aggiungere o da eccepire.
letto, confermato, sottoscritto.
Il Pubblico Ministero
firma
Si depositi in cancelleria da domani per giorni 5
firme varie