INDICE ED INIZIO ARGOMENTO "STORIA DELL'ETERE"

 

L'ETERE DI NEWTON

 

L’opera di Newton più letta e ricordata, furono i cosiddetti Principia (Philosophiae naturalis principia mathematica), pubblicati nel 1687, dove tutto è quantitativamente organizzato, tutto viene dimostrato, ricavato, dedotto con formule e razionali procedimenti.
Quello che Newton non si sentì di affermare con la sicurezza che solo la sua nuova matematica gli dava, lo relegò in altre opere, come dire, meno autorevoli. Nell’
Opticks
(in varie edizioni dal 1704 al 1730), Newton si lasciò andare, si permise ipotesi non dimostrate. La cosa forse più interessante dell’Opticks è che si conclude con una serie di domande, in numero crescente con il susseguirsi delle varie edizioni: denominate da Newton Queries sono domande quasi sempre retoriche che Newton rivolge al lettore – e a se stesso – per convincere e per convincersi della plausibilità di ipotesi di vario tipo, non ancora suffragate da alcun esperimento; in queste domande Newton può permettersi quello che nei Principia mai avrebbe osato: abbandonarsi a congetture non provate, ad azzardi senza dimostrazione. E alcune di queste riguardano appunto il mezzo sottile e imponderabile che riempie tutto lo spazio e la cui presenza è richiesta dal fatto che attraverso lo spazio qualcosa pur si trasporta.

 

Query  18

Il calore della stanza calda non è trasportato nel vuoto dalle vibrazioni di un qualche mezzo più sottile dell’aria, il quale, dopo che l’aria è stata pompata fuori, rimane vuoto? E questo mezzo non è identico a quel mezzo mediante cui la luce è rifratta e riflessa e per effetto delle cui vibrazioni, la luce comunica il calore ai corpi ed è spinta verso accessi di facile riflessione? […] E questo mezzo non è estremamente più raro e sottile dell’aria, ed è più elastico ed attivo? E non penetra facilmente in tutti i corpi? E non è sparso (a causa della sua forza elastica) in tutti i cieli?

 

 Query 19

La rifrazione della luce non procede dalla diversa densità di questo mezzo etereo nei diversi luoghi, allontanandosi sempre la luce dalle parti più dense del mezzo? E tale densità non è per ciò stesso più grande nei liberi ed aperti spazi vuoti d'aria che dentro i pori dell'acqua, del vetro, del cristallo, delle gemme e degli altri corpi compatti? Infatti, quando la luce passa attraverso il vetro ed il cristallo, e, cadendo in modo fortemente inclinato sopra la superficie più lontana viene totalmente riflessa, la riflessione totale deve procedere piuttosto dalla densità e dal vigore del mezzo che sta fuori ed al di là del vetro, che dalla sua rarità e debolezza.

 

Query 20

Col passare dall'acqua, dal vetro, dal cristallo e da altri corpi compatti e densi nello spazio vuoto, non diventa, questo mezzo etereo, gradualmente sempre più denso, ed in questo modo non rifrange i raggi della luce non in un punto, ma piegandoli gradualmente in linea curva? La graduale condensazione di questo mezzo non si estende a qualche distanza dai corpi e non causa, pertanto, l'inflessione dei raggi di luce, che passano presso i margini dei corpi densi, a qualche distanza dai corpi?

 

Query 21

Questo mezzo, non è molto più raro dentro i corpi densi del sole, delle stelle, dei pianeti e delle comete che nel vuoto spazio celeste esistente tra essi? E nel passare da quelli a distanze molto maggiori, non diventa continuamente sempre più denso, e causa per ciò stesso la gravitazione di questi grandi corpi l'uno verso l'altro e delle loro parti verso i corpi: ogni corpo compiendo uno sforzo per andare dalle parti più dense del mezzo verso quelle più rare? Perchè, se questo mezzo fosse più raro dentro il corpo del sole che sulla sua superficie, e lì più raro che alla centesima parte di un pollice dal suo corpo, e lì più raro che nell'orbita di Saturno, non vedo alcuna ragione per cui l'incremento della densità debba arrestarsi in un qualche luogo e non debba piuttosto continuare attraverso tutta la distanza dal Sole a Saturno ed oltre: e sebbene questo incremento di densità possa, alle maggiori distanze, essere estremamente lento, tuttavia se la forza elastica di questo mezzo è estremamente grande, essa può essere sufficiente per spingere i corpi dalle parti più dense del mezzo verso le più rare, con tutta quella potenza che chiamiamo Gravità.