L'ETERE DI CHRISTIAAN HUYGENS
 
Qualche anno dopo 
Christiaan Huygens 
(1629 – 1695) elaborò complessivamente una propria posizione scientifica.
Huygens è soprattutto noto per essere stato il primo assertore di una teoria 
ondulatoria della luce. 
Egli scrisse:
“Se ora si esamina quale può essere questa materia nella quale si estende 
il movimento che viene dai corpi luminosi, materia che chiamo eterea [etherée], 
si vedrà che non è la stessa che serve alla propagazione del suono. 
Poiché si trova che quest’ultima è propriamente l’aria che sentiamo e che 
respiriamo: e se anche la si toglie da un recipiente, non se ne toglie l’altra 
materia che serve alla luce. Il che può provarsi racchiudendo un corpo che suona 
in un recipiente di vetro, dal quale si elimina l’aria mediante la macchina che 
il signor Boyle ci ha fornito, e con la quale ha fatto così tante belle 
esperienze.”
Infatti se al centro di un recipiente chiuso e trasparente poniamo una lampadina 
accesa, non c’è nessun procedimento che, togliendo qualcosa dal recipiente, 
permetta di eliminare la visione della lampadina dall’esterno. La lampadina 
rimane visibile: non si riesce a togliere un ‘fluido’ che ‘trasporti’ le onde 
luminose che la lampadina emana e che colpiscono la nostra retina.
La proposta di Huygens prevede quanto segue:
i. lo spazio è pieno di particelle di etere che sono molto più piccole di 
quelle dell’aria;
ii. queste particelle sono estremamente dure ed elastiche; 
iii. se si mettono in fila tante biglie dure, a contatto tra loro, un 
urto sulla prima delle biglie si manifesterà alla fine in uno spostamento in 
avanti dell’ultima, restando sostanzialmente ferme tutte le altre, e questo 
processo non è istantaneo perché ogni biglia intermedia deve avere il tempo, 
piccolo quanto si vuole ma non nullo, di comprimersi e riespandersi 
elasticamente trasmettendo così la sollecitazione alla successiva;
iv. la luce si propaga per l’appunto così, con urti iniziali, prodotti 
dai materiali emittenti sulle piccole biglie che compongono l’etere, e questi 
urti si trasmettono ad una velocità tanto più alta quanto più valutiamo alta la 
durezza e la risposta elastica di queste biglie.
 
Inoltre Huygens scrisse:
“Dirò tuttavia, di passaggio, che si può pensare che queste particelle di 
etere, nonostante la loro piccolezza, siano a loro volte composte di altre parti 
e che la loro elasticità consista nel movimento molto rapido di una materia 
molto sottile che le attraversa da tutti i lati, e che costringa il loro tessuto 
a disporsi in maniera tale da lasciare un passaggio a questa materia fluida il 
più aperto e il più facile che si possa. [...] E non bisogna immaginarsi che vi 
sia alcunché di assurdo né di impossibile in ciò: essendo anzi del tutto 
credibile che proprio di questa progressione infinita di corpuscoli di 
differente grandezza, e con differenti gradi di velocità, la natura si serva per 
produrre sì tanti meravigliosi effetti.”.